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Don Rito Alvarez, prete anti narcos: “Dietro la vostra pippata, c’è un bambino di 5 anni sfruttato”

In Colombia c’è una guerra terribile che coinvolge narcos, paramilitari di diverse fazioni, guerriglieri, cartelli messicani, ‘Ndrangheta. Una guerra che impedisce lo sviluppo normale del paese. Don Rito Alvarez, prete colombiano che vive in Italia dal 1993, ha creato una fondazione che toglie i bambini dai campi di coca, dove vengono impiegati per raccogliere le foglie già dai 5/6 anni per pochi spicci. Qui in Italia, oltre a essere sacerdote, raccoglie fondi per mantenere questa attività in Colombia grazie alla collaborazione con una torrefazione di Ventimiglia. I campi di coca vengono convertiti in campi di caffè e il raccolto viene inviato in Italia, dove viene tostato e venduto. Il ricavato sostiene l’attività della fondazione.
A cura di Gianluca Orrù
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Si definisce un prete evangelico, un prete che ha scelto di vivere fino in fondo il messaggio del Vangelo. Quando vedi un'ingiustizia, quando vedi del dolore, quando i tuoi occhi si sono posati su un malaffare, non puoi voltare lo sguardo dall'altra parte e far finta di non aver visto niente. D'altronde lo stesso Gesù Cristo, da come raccontano proprio i Vangeli, non era esattamente un tipo accomodante. Di certo non abbassava la testa di fronte ai potenti per fare la voce grossa con i deboli. Anche Don Rito Alvarez, 42enne prete di Ventimiglia, qui in Italia da quando aveva 15 anni, non la manda a dire e non si trattiene, mai. Nè quando ti racconta con gli occhi lucidi delle centinaia di tragedie che ha vissuto la sua terra d'origine, nè quando parla della Cocaina, suo grande nemico. "Una sostanza diabolica", continua a ripetere.

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Don Rito viene dal Catatumbo, una regione impervia nel nord est della Colombia, al confine con il Venezuela. Per raggiungerla da qui ci vogliono oltre 51 ore di viaggio tra aerei e trasporti via terra. Lì Don Rito, settimo di undici fratelli, è vissuto per la prima parte della sua vita e lì, nella sua amata terra d'origine, torna almeno ogni 6 mesi.

La storia del Catatumbo è breve e sanguinosa. All'inizio degli anni '90 i contadini vengono spinti a sostituire le colture locali con la Coca, con la promessa che questo avrebbe cambiato le loro vite. Anche se nessuno aveva detto loro che sarebbero cambiate in peggio. Infatti dopo i Narcos arrivano i Paramilitari, inizialmente ingaggiati dal governo colombiano per proteggere la popolazione ma che si sostituiscono ai Narcos nello sfruttamento della popolazione locale. "Sono i paramilitari gli autori delle stragi e degli omicidi più efferati – racconta Don Rito – quando sono tornato in Colombia nel 2000, appena ordinato sacerdote, nei due mesi che sono stato lì ho celebrato solo funerali di miei amici e parenti"

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L'elenco è lungo, da suo nipote di 19 anni ucciso per uno scambio di persona alla fidanzata di un giovane, sospettato di essersi unito alla guerriglia, massacrata senza pietà. Il suo cadavere è stato tenuto esposto all'ingresso del villaggio per 8 giorni come monito per chi volesse contrastare lo strapotere dei paramilitari, che qui hanno un nome ben preciso: "Autodefensas Unidas de Colombia".

La Fundaciòn di Don Rito

Dicevamo che è un prete evangelico, quindi non poteva starsene a guardare e basta. Così nel 2007 a Sanremo crea la Fundaciòn Oasis de Amor y Paz con lo scopo di raccogliere fondi per creare una sorta di casa famiglia nel Catatumbo, dove raccogliere orfani e giovani per sottrarli al lavoro nei campi di coca e consentire loro di poter scegliere un'alternativa alla miseria e alla violenza. Dopo 13 anni, molti dei giovani che hanno frequentato la Fondazione sono diventati grandi, alcuni sono anche andati all'università e sono diventati dei professionisti. Il loro esempio sta attirando altri ragazzi e le famiglie li mandano volentieri alla fondazione per consentire loro un futuro differente.

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Così Don Rito, che non si ferma mai, ha immaginato di provare a fare di più. Fedele al suo profondo odio per la cocaina, lui la chiama "la diavococa" o "sostanza diabolica", propone ai contadini di togliere la coca dai campi e, dove è possibile, piantare il caffè. I frutti di quelle piante finiscono in Italia, in una torrefazione di Ventimiglia, veri amanti del caffè guidati da Fulvio Manuello, dove i chicchi vengono tostati e commercializzati. Il ricavato viene devoluto per i costi della fondazione.

Don Rito militante

Il carattere del Don è forte, sorridente, non si ferma mai quando vede qualcosa che non funziona. Oltre ad aver ricevuto minacce di morte e di rapimento in patria, non si è fatto mancare nulla nemmeno qui in Italia. In piena emergenza migranti a Ventimiglia, nel 2016, avvia un centro informale di accoglienza per i migranti che in quel periodo affollano la città e premono sui confini francesi.

La sua attività viene osteggiata da molti residenti, riceve varie minacce di morte e così dopo moltissimi problemi nel 2018 è costretto a chiudere sia dal Sindaco che dal Prefetto e gli viene tolta anche la sua chiesa a Ventimiglia. Ora professa nella vicina Vallecrosia.

Unbreakable

Come il protagonista di un vecchio film, si ha l'impressione incontrando Don Rito di avere a che fare con qualcuno che non si rende conto di sembrare invulnerabile. Minacciato di morte più volte, di rapimento, di violenza, don Rito però non è come l'Unbreakable di M.Night Shyalaman e quindi ha bisogno di aiuto. Dai volontari che si uniscono a lui per andare a visitare e a lavorare in Fondazione per un breve periodo di tempo ai fondi che gli servono per mandare avanti l'istituto in Colombia.

Non serve essere coraggiosi come lui, in questo caso basta bere un caffè.

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