Dimesso nonostante l’infezione post operatoria, Massimo muore a 41 anni: maxi risarcimento da 2 milioni

Dimesso nonostante un’infezione post operatoria in atto, nessuno si era accorto delle sue condizioni nelle visite di controllo successive e l’uomo infine era morto circa tre mesi dopo quando, a seguito di un ulteriore aggravamento, il suo cuore smise di battere. Per quella tragica vicenda costata la vita a Massimo Lauretta quattordici anni fa, ora il tribunale civile di Urbino ha condannato la clinica privata a un maxi risarcimento ai familiari da due milioni di euro.
I fatti risalgono al 2011 quando, come ricostruisce il Resto del Carlino, il 41enne padre di due figli minori venne ricoverato a settembre per la sostituzione di una valvola aortica. L’operazione era riuscita ma le condizioni del paziente non erano buone e gli esami confermarono che si trattava di un’infezione in atto da stafilococco epidermidis. Nonostante questo, però, il paziente fu dimesso con la sola prescrizione di un antibiotico.
Nonostante le condizioni dell’uomo non migliorassero, nelle quattro visite di controllo successive all’operazione non era mai stato consigliato alcun controllo ulteriore. A dicembre però le cose peggiorarono e dopo un primo acceso al pronto soccorso in stato confusionale, l’uomo venne ricoverato in ospedale a Urbino.
Gli esami confermarono la positività allo stafilococco multiresistente e i medici diagnosticarono una pericolosa endocardite. Nonostante le cure ospedaliere, l’uomo peggiorò sempre di più fino a quando gli venne consigliato un consulto urgente in cardiochirurgica ad Ancona.
Massimo Lauretta però si fidava del suo medico e decise di aspettare per essere ricoverato di nuovo nella clinica della prima operazione ma alla vigilia di Natale un nuovo malore lo portò alla morte.