Depistaggi e “falso” nel caso Stefano Cucchi: due carabinieri condannati, uno assolto

Si è chiuso con due condanne per "depistaggio" e "falso" e un’assoluzione uno dei filoni processuali sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto nel 2009 dopo l’arresto da parte dei carabinieri. Il giudice monocratico di Roma ha inflitto tre anni e sei mesi al maresciallo dell'Arma, Giuseppe Perri, e quattro anni per Prospero Fortunato, all’epoca dei fatti capitano dei carabinieri e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma. Assolto invece "perché il fatto non sussiste" Maurizio Bertolino all'epoca dei fatti maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza.
Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Giovanni Musarò, gli imputati avrebbero fornito dichiarazioni false nel corso delle indagini, contribuendo a "ostacolare" e "sviare" la ricostruzione dei fatti nel processo principale. In particolare, Musarò ha denunciato un sistematico tentativo di insabbiamento, parlando di "depistaggi sui depistaggi". In particolare, Maurizio Bertolino era accusato di aver mentito ai propri superiori. Nel 2021 aveva sostenuto di ignorare l’esistenza, all’interno della stazione di Tor Sapienza, di un dossier contenente documenti relativi al caso Cucchi, nonostante – secondo l’accusa – un collega gliene avesse parlato. In aula, dopo aver ammesso la conoscenza del fascicolo, avrebbe dichiarato falsamente di averne informato i superiori. Il giudice, però, non ha ritenuto sufficienti gli elementi per condannarlo.

Per quanto riguarda Prospero Fortunato, secondo l’impianto accusatorio avrebbe falsificato il contenuto del Memoriale di servizio del 2 novembre 2018, attestando che due sottoposti erano impegnati in altri incarichi esterni. In realtà, uno dei due si trovava in Questura per essere sentito, mentre l’altro lo aveva accompagnato. Il pm Musarò, nella sua requisitoria dello scorso anno, non aveva usato mezzi termini: "Un intero Paese è stato preso in giro per sei anni", aveva affermato, ricordando che nel processo principale erano già stati condannati otto carabinieri, tra cui alti ufficiali.
A seguito della nuova sentenza, è arrivato anche il commento di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e figura centrale nella lunga battaglia per la verità:
"Due processi per omicidio. Uno per depistaggi e falsi. Ma il più brutto di tutti era questo. Depistaggi sui depistaggi. Mentre venivano processati esponenti dell'Arma, altri loro colleghi venivano in aula a mentire". Poi ha concluso, con parole che mescolano amarezza e gratitudine: "Forse espressione di un malinteso spirito di corpo? Forse altro? Non lo so. Quello che so è che la differenza la fanno le persone. E il pm Giovanni Musarò ne è la dimostrazione. A lui il nostro grazie".