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Delitto Panzieri, Alessandrini seminfermo mentalmente, insulti fuori dall’aula: “Sei un morto che cammina”

Michael Alessandrini sarebbe seminfermo mentalmente ma capace di presenziare a giudizio. In aula di tribunale, amici e familiari di Pierpaolo Panzieri, l’amico ucciso a coltellate il 20 febbraio scorso, hanno rivolto al killer insulti e minacce.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Pierpaolo Panzieri e Michael Alessandrini
Pierpaolo Panzieri e Michael Alessandrini

Uccise l'amico Pierpaolo Panzieri con 17 coltellate nella sua abitazione di Pesaro, la sera del 20 febbraio scorso. Michael Alessandrini è stato giudicato seminfermo mentalmente ma capace di affrontare il processo a suo carico dopo l'estradizione in Italia dalla Romania. Secondo i periti, l'uomo sarebbe fortemente influenzato dall'abuso di alcol e droghe che lo avrebbero reso paranoico e poco capace di essere presente a se stesso. Il dolore per i familiari di Panzieri è ancora fortissimo e quando hanno incrociato gli occhi del killer in aula, sono partite le urla di rabbia e la contestazione.

A fine udienza, il padre di Pierpaolo si sarebbe scagliato contro il camioncino che stava riportando Alessandrini al carcere di Ascoli. A scortare il detenuto, una volante della polizia e alcuni agenti in borghese. Qualcuno dalla folla lo minaccia: "Sei un morto che cammina".

Il giovane ucciso a Pesaro
Il giovane ucciso a Pesaro

"Voglio che mio figlio abbia giustizia – ha dichiarato in aula la mamma, gli occhi nascosti dagli occhiali scuri – siamo una famiglia a pezzi. Mio figlio aveva una vita davanti, sarebbe diventato scrittore. Sto cercando di metter su un’associazione che si occupa di musica, di arte e che possa aiutare le famiglie colpite da tragedie come la nostra. Ma ora spero in un processo giusto. Alessandrini è folle? Mah, prendi la macchina per fuggire, vai in Romania, schermi il telefonino: questa non mi pare una persona inferma di mente".

Alla base dell'omicidio, secondo quanto finora emerso, non vi sarebbe alcun movente. Alessandrini voleva uccidere e aveva nel mirino altre due persone, due amici di Pierpaolo, massacrato con 17 coltellate nel febbraio scorso. Alle autorità, il killer aveva confidato di vedere i tre come "peccatori", moralmente colpevoli per cose che neppure lui è stato in grado di spiegare.

Dopo l'omicidio di Pierpaolo, il killer ha provato a raggiungere l'Ucraina portando con sé il cellulare della vittima. Non ha mai letto però i messaggi che il giovane si scambiava con Julia, la ragazza che considerava la propria fidanzata, anche se non aveva mai intrapreso una relazione con lei.

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