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Dagli espropri proletari all’ergastolo: morto Sante Notarnicola, il “bandito-poeta”

All’età di 82 anni, e dopo aver superato il Covid-19, è morto a Bologna Sante Notarnicola, ex ergastolano ma anche scrittore, poeta, oste, militante politico e soprattutto “bandito” della Banda Cavalero: venne arrestato dopo una rapina a Milano al Banco di Napoli in cui persero la vita quattro persone.
A cura di Davide Falcioni
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È morto all'età d 82 anni Sante Notarnicola, militante politico, poeta e scrittore, ma anche "bandito", come si definì lui stesso il giorno in cui venne arrestato, dopo otto giorni di latitanza, per aver preso parte – il 25 settembre 1967 – all'assalto al Banco di Napoli in largo Zandonai, a Milano, a seguito del quale persero la vita quattro persone, tutte innocenti. Notarnicola partecipò alla rapina insieme ai compagni della Banda Cavalero e venne catturato, dopo otto giorni di latitanza insieme a Pietro Cavallero e ad altri complici, nei pressi di un casello ferroviario abbandonato, nelle campagne alessandrine vicino a Villabella, a pochi chilometri da Valenza Po.

Nato a Castellaneta – in provincia di Taranto – il 15 dicembre del 1938, Sante Notarnicola trascorre la sua infanzia tra miseria ed emarginazione e all'età di 13 anni, dopo essere stato abbandonato da suo padre e rinchiuso in un Istituto per l’Infanzia Abbandonata, raggiunge sua madre a Torino: nella capitale industriale italiana Notarnicola inizia a frequentare gruppi di operai e di ex partigiani e con loro milita inizialmente nella FGCI, poi nel PCI: "Sono gli anni del dopoguerra – scrive nella sua biografia – anni in cui negli ambienti della sinistra italiana si continuano a nutrire speranze rivoluzionarie, e in modo particolare il sogno di continuare la lotta condotta durante la Resistenza, per portare a termine quella trasformazione che si era bruscamente interrotta con la fine della seconda guerra mondiale".

Sante Notarnicola da giovane
Sante Notarnicola da giovane

Quelli però sono anche gli anni in cui il PCI perde la sua spinta rivoluzionaria per istituzionalizzarsi sempre di più ed è questa la molla che spinge Notarnicola, nel 1959, ad aderire a posizioni sempre più estremiste; inizia con alcuni compagni una serie di espropri proletari, organizzando rapine in banche e gioiellerie per raccogliere denaro a favore dei movimenti di liberazione dal colonialismo in alcuni tra i paesi più poveri del mondo; ed è proprio una di queste azioni (la sanguinosa rapina al Banco di Napoli) che, nel 1967, viene arrestato, insieme a Pietro Cavallero e altri due compagni, per poi essere successivamente condannato all’ergastolo. Il suo, nel 1978, fu il primo della lista di tredici nomi indicati dalle Brigate Rosse  come detenuti da liberare in cambio del rilascio di Aldo Moro.  Nel gennaio del 2000 torna in libertà; Notarnicola ha vissuto a Bologna gli ultimi anni della sua vita e nel capoluogo emiliano ha gestito fino a qualche anno fa un pub, il Mutenye, nella storica via del Pratello, dando vita a numerosi progetti sociali, solidali e culturali. Negli ultimi mesi era riuscito a sopravvivere al Covid, ma è morto a seguito di complicanze sopraggiunte in seguito. Lascia la moglie, Delia, e i tanti amici e compagni bolognesi che amavano ritrovarsi nel suo locale; nella sua vita ha composto diverse opere in prosa e poesia, molte delle quali sono state pubblicate.

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