Cristina Golinucci scomparsa 33 anni fa, l’avvocata della mamma: “Dopo la svolta su Boke, ora siamo ottimisti”

Cristina Golinucci aveva solo 21 anni quando il 1° settembre 1992 scomparve da Cesena. Da allora la madre della ragazza, Marisa Degli Angeli, ha continuato a cercare verità e giustizia.
Cristina sparì mentre si recava al Convento dei Cappuccini per incontrare il suo padre spirituale. Non fece ritorno a casa e da allora di lei non si sa più nulla. Ma la soluzione del caso potrebbe essere davvero molto vicina, come ha spiegato a Fanpage.it l'avvocata della mamma di Cristina Golinucci, Barbara Iannuccelli.
"La svolta l'abbiamo avuta a marzo 2025 quando è risultato positivo il match del Dna tra quello dell'uomo che noi conosciamo come Emanuel Boke e quello dell'uomo che 20 giorni dopo l'uscita del carcere di Forlì di Boke ha violentato un'altra ragazza a Marsiglia", ha raccontato la legale.
Emanuel Boke è la figura chiave al centro delle indagini sulla scomparsa di Cristina. L'uomo era ospite del convento dei frati Cappuccini di Cesena nel settembre 1992.
Fu condannato per due violenze sessuali ai danni di giovani donne cesenati qualche anno dopo. E nel 1995, mentre era in carcere, confessò a un frate, padre Lino, di aver ucciso Cristina, anche se successivamente ritrattò la confessione.
Il test del Dna effettuato sul berretto ha accertato che Emanuel Boke è Kwame Quist, un cittadino ghanese ricercato in Francia per rapina violenta, favoreggiamento dell’immigrazione e stupro, reati commessi a Marsiglia nel 1998.
"È risultato avere un'altra identità, ma il Dna è lo stesso. – prosegue Iannuccelli – Quando abbiamo fatto riaprire il caso, abbiamo avuto accesso a una scatola di reperti dove c'era il cappellino di Boke e un rullino. Un rullino, tra l'altro, sequestrato addosso a uno che aveva appena violentato due ragazze ma sviluppato solo successivamente".
"E proprio da quel rullino noi abbiamo scoperto che al convento c'erano altre persone di colore ospitate, una circostanza mai emersa prima, visto che Padre Lino non ha mai fornito elenchi di persone che erano lì. Questa scatola di reperti era nei sotterranei della Procura di Forlì dal '94, per cui noi non ci siamo inventati niente", aggiunge.
"Mettendo insieme tutti questi elementi crediamo che non possa essere una coincidenza il fatto che scompaia una ragazza di 21 anni nello stesso posto dove c'era quest'uomo, che poi ha dimostrato essere un vero e proprio predatore sessuale".
Iannuccelli ci ha raccontato ancora di aver avuto accesso alle sentenze di condanna nei confronti di Boke. "Dalle sentenze noi apprendiamo le modalità assolutamente feroci e bestiali con cui lui ha perpetrato queste violenze".
"Ipotizzando che possa aver tentato un approccio con Cristina, potrebbe averla sicuramente uccisa per evitare che lo denunciasse, facendogli così perdere tutti i benefici che gli garantiva il convento. Dico così perché una delle ragazze violentate disse che lui voleva ucciderla perché avrebbe testimoniato".
"Lei riuscì a salvarsi solo perché gli propose di sposarlo. È questo il personaggio che emerge dai verbali", aggiunge. Nel 2010 furono inoltre trovate delle ossa umane all'interno del convento, il caso di Cristina Golinucci fu riaperto quell'anno sull'onda mediatica del ritrovamento dei resti di Elisa Claps.
Sulle ossa ritrovate a Cesena "non fu fatto nessun esame del Dna – ricorda Iannuccelli – e noi abbiamo due verbali di due dichiarazioni del compagno di stanza di Boke e di un'altra donna che ci dicono che aveva fatto i lavori di muratura proprio nel posto in cui furono ritrovate quelle ossa".
"Noi abbiamo l'assoluta certezza che quando Cristina è scomparsa in quella zona c'erano dei buchi profondi anche 30 metri. La riforma Cartabia ci impone di portare a processo una persona con elementi di prova che possano determinare una probabile condanna. – aggiunge l'avvocata – E c'è amarezza perché se tutti i miei ragionamenti fossero stati fatti in tempo utile a quest'ora noi lo avremmo in carcere per l'omicidio di Cristina, un omicidio che lui ha confessato".
L'uomo è attualmente ricercato a livello internazionale, la legale ha quindi espresso ottimismo per i prossimi sviluppi dell'indagine: "Quando questa persona verrà rintracciata, finalmente l'autorità giudiziaria gli farà le domande che mai nessuno gli ha fatto".
Ieri è stata inaugurata una mostra dedicata a Cristina che sarà ospitata nei locali del circolo Acli di Ronta fino al 14 settembre. "Marisa ha voluto fortemente questa mostra per raccontare la storia di Cristina da quando è nata e soprattutto per dimostrare che da un grande dolore può nascere una cosa molto bella", racconta Iannuccelli.
"Al di là dell'effetto positivo della condivisione del proprio dolore con altri genitori che vivono la sua esperienza, è riuscita a trasformare questo dolore in un faro che ha indicato la strada a tantissimi familiari di persone scomparse".
All'inaugurazione della mostra erano infatti presenti anche diversi volontari con i cani impiegati nelle ricerche. "Li abbiamo chiamati proprio per dimostrare che cosa è oggi l'Associazione Penelope (con cui Iannuccelli collabora e di cui Marisa è vice Presidente, ndr), che oltre al conforto umano scende in campo per cercare gli scomparsi", aggiunge la legale.
E conclude: "Non bisogna mai perdere la speranza. In tutti questi anni ho lavorato per Penelope, mi sono occupata di questi casi e ho capito una cosa fondamentale: che senza l'attività e la forza dei familiari non si arriva a niente. In più, bisogna ricordare quanto che nei casi di scomparsa la tempestività può fare davvero la differenza".