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Covid 19

Crisanti dice che chi parla di riaperture e di zona gialla “non si rende conto della situazione”

Andrea Crisanti a Fanpage.it su vaccini e riaperture: “È inevitabile che l’uso delle dosi di Johnson&Johnson verranno limitate a determinate fasce d’età, come AstraZeneca, ma il governo deve rimodulare subito il piano vaccinale. Riaperture? Chi ne parla non si rende conto della situazione. Bisogna guardare al numero di vaccinati e delle persone infette. Qualsiasi altra valutazione è dettata dall’ignoranza”.
A cura di Ida Artiaco
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Se da un lato lo stop al vaccino Covid di Johnson&Johnson da parte delle autorità sanitarie americane era prevedibile, dall'altro, con l'ulteriore rallentamento che ciò comporterà alla campagna di vaccinazione in Italia diventerà sempre più complicato parlare di riaperture. Ne è convinto Andrea Crisanti, professore di microbiologia all'Università di Padova, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione dei vaccini Covid nel nostro Paese, oltre ad alcune previsioni su quando si potrà tornare ad una parvenza di normalità, ma che non sono delle migliori.

Prof. Crisanti, il vaccino Johnson&Johnson si avvia ad essere fermato negli Usa per alcuni casi di trombosi segnalati. Cosa ne pensa?

"È quasi la stessa frequenza che è stata osservata in Europa con AstraZeneca, dal momento che si parla di una trentina di casi su 30 milioni di dosi distribuite. E credo che accadrà la stessa cosa che abbiamo già visto con l'antidoto dell'azienda anglo-svedese, vale a dire anche il vaccino J&J, che funziona esattamente come quello di AstraZeneca e che è ovvio che possa dare gli stessi problemi, avrà le stesse indicazioni d'uso di AstraZeneca con raccomandazione per determinate fasce d'età. È inevitabile. Per questo, credo che non sorprendono né i casi di trombosi che si sono verificati dopo la somministrazione del vaccino Johnson&Johnson, né la sospensione voluta dall'Fda".

Quale impatto ciò potrebbe avere per il nostro piano vaccinale?

"L'importante ora è che il governo lo rimoduli subito. Per il resto, quello che sta accadendo è del tutto normale: i vaccini hanno una loro vita che si definisce meglio con l'aumentare del numero delle persone vaccinate. È un processo naturale e che rientra nelle normali operazioni di farmacovigilanza".

Lei ha parlato a proposito di AstraZeneca di un problema di costo troppo basso. Ci può spiegare questa affermazione?

"Quello che sto dicendo da giorni è che il vaccino AstraZeneca è sicuro, ma è è giusto che ci siano anche delle alternative per diminuire il rischio, per quanto possa essere esiguo. Ma ormai nell'immaginario collettivo sembra che non funzioni, quando invece è sicuro ed efficace. Ribadisco comunque che non esiste al mondo un vaccino senza rischi. Johnson&Johnson lo abbiamo aspettato come se fosse la soluzione di tutti i mali, ma in realtà è molto simile ad AstraZeneca con complicazioni dello stesso tipo. Peraltro, è stato testato su un numero di casi molto inferiore, non ho dubbi che sia meglio AstraZeneca, che ha dati più attendibili. Ma quest'ultimo ha un grosso difetto, costa solo 2 euro e mezzo, è un ‘disturbatore’ del mercato".

Un ulteriore rallentamento della campagna vaccinale non richiederebbe l'adozione di nuove misure di contenimento della trasmissione?

"Parole sante. Esattamente. Chi parla di aperture non si rende conto della situazione. In Inghilterra ieri hanno per la prima volta rimosso alcune restrizioni portando tutto il Paese in quella che potremo definire la nostra zona gialla italiana. Eppure lì ci sono 30 o 40 morti al giorno, per circa duemila casi, con circa il 60% della popolazione vaccinata e noi vogliamo passare dalla zona arancione alla gialla? Qui qualcuno sbaglia di grosso".

Secondo lei quindi la data simbolica del 2 giugno per la riapertura dell'Italia è un'utopia?

"Io non credo che sia utopia, ma demagogia, che è molto peggio. Le aperture bisogna farle guardando al numero di vaccinati e delle persone infette, per cui è anche difficile fare previsioni per i prossimi mesi, anche per l'estate. Qualsiasi altra valutazione è dettata dall'ignoranza nel migliore dei casi, nel peggiore è per l'appunto demagogia".

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