Credeva di avere un cancro, ma la diagnosi era sbagliata: due cliniche costrette a pagarle un risarcimento

Anna Gumirato, odontoiatra e food blogger di 30 anni, ha creduto di avere un tumore maligno per quasi un mese. Una convinzione, però, non vera, ma che era stata indotta da un errore diagnostico di ben due cliniche private su cui la giovane aveva fatto affidamento. Ora entrambe le strutture sanitarie dovranno risarcirla per il danno morale subito.
L'episodio risale a gennaio 2021, quando la 30enne aveva deciso di rimuovere un neo presente sul cuoio capelluto. Per questo motivo, la donna aveva contattato una struttura sanitaria del trevigiano, che l'aveva sottoposta all'operazione. Come di consueto, il tessuto estratto dal corpo della paziente era stato inviato a una clinica milanese, affinché venissero fatte le necessarie analisi istologiche.
Dopo un esame del campione, la struttura sanitaria lombarda, anch'essa privata, aveva emesso un referto chiaro nel mese di febbraio dello stesso anno: Gumirato aveva un carcinoma sebaceo. Si tratta di un raro tumore maligno della pelle, che prende forma dalle ghiandole sebacee, produttrici del sebo, sostanza oleosa che ha il compito di mantenere la pelle idratata.
Una notizia terribile per la giovane donna, allora 25enne, che per alcune settimane aveva creduto di essere affetta da uno dei cancri più difficili da trattare e con uno dei tassi di recidiva e metastasi più alti. Fortunatamente, però, si trattava di un'informazione totalmente errata. Gumirato ha appreso la verità sulla sue condizioni di salute dopo aver eseguito un ulteriore test, che non ha confermato la diagnosi tumorale.
Ora il Tribunale di Treviso ha condannato le due cliniche private a pagare un indennizzo alla paziente, che ha subito un danno morale. Si tratta di un compenso economico riconosciuto a chiunque abbia patito un danno non patrimoniale, che ha leso un diritto costituzionale o un bene fondamentale della persona offesa. In questo caso, l'errato responso delle strutture sanitarie private aveva turbato profondamente la donna, che, fino a quel momento, aveva temuto di essere in serio pericolo di vita.