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“Mio marito e mia mamma collegati al telefono. Così ho partorito nei giorni del Coronavirus”

Rosanna Maffione, 37enne di Barletta, qualche giorno fa ha dato alla luce la piccola Elisa Maria all’ospedale di Bari. Suo marito e sua madre hanno seguito il parto tramite il telefonino, non potendo starle accanto a causa delle misure di contenimento. “Se questo serve a sconfiggere il nemico invisibile è giusto che sia andata così” dice la donna.
A cura di Biagio Chiariello
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 “Sapevo che mio figlio sarebbe nato nelle prime settimane di aprile. Ma mai avrei immaginato di ritrovarmi in una situazione del genere, che sicuramente passerà alla storia”. Rosanna Maffione 37enne barlettana biologa nutrizionista e consigliere comunale del Partito democratico, è diventata mamma di  Elisa Maria nei giorni dell’emergenza Coronavirus. Ha deciso di raccontare la sua esperienza alla Gazzetta del Mezzogiorno:

Partorire ai tempi del Covid-19 significa arrivare al pronto soccorso, sentir dire a tuo marito che dice impaurito ‘presto mia moglie sta partorendo’, e inconsciamente, senza neanche salutarci sentirsi scippare dietro le porte di un ascensore. Da quel momento la tua famiglia diventano le altre partorienti e tutto il personale sanitario che è con te – ha raccontato Rosanna -. Ho trascorso un pomeriggio in sala travaglio con le contrazioni che incalzavano alternando la messa delle sante palme con la voce di mio marito che virtualmente mi teneva la mano e la voce di mia madre che mi incoraggiava ad ogni dolore atroce. Dicevo loro andate a casa, non restate nel parcheggio dell’ospedale ma loro mi rispondevano che anche solo guardare la facciata di quell’edificio dove ero ricoverata li rassicurava e li faceva sentire più vicini a me”.

Nel frattempo suo marito Daniele e sua mamma Vittoria erano in trepidante attesa in auto nel parcheggio del Policlinico a Bari con il telefonino in mano e in questi giorni nessuno, chiaramente, è andata a trovarla in ospedale, in rispetto delle norme di restrizione del governo: “Se questo serve a sconfiggere il nemico invisibile è giusto che sia andata così. E poi i sanitari hanno lavorato nel miglior modo possibile senza avere parenti”.

Quando sono arrivata in stanza, da sola ovviamente, senza nessun palloncino, senza confetti, bomboniere e fiocco ho pensato che tutte queste cose sono solo dei contorni e non creano la felicità. Anzi forse sono solo degli invadenti contorni che distraggono l’attenzione dalla cosa più importante che è la nuova vita. Poi per rasserenarmi ho pensato alla mia famiglia, alla mia bambina Irene che mi aspetta a casa per il biberon della sera e a tutte le donne che partoriranno in questo periodo. Forza mamme ai tempi del coronavirus la vita è una sfida meravigliosa”, ha concluso Rosanna.

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