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Covid 19

Cosa rischia chi si rende irreperibile dopo un tampone positivo per salvare le vacanze

Aumentano sempre di più i casi di chi dopo essere risultato positivo al tampone fa perdere le proprie tracce. Si tratta di una tendenza purtroppo assai diffusa e oltremodo pericolosa. Chi lascia numeri di telefono o indirizzi falsi rischia una multa molto salata, ma c’è chi ipotizza anche il reato di epidemia colposa.
A cura di Chiara Ammendola
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C'è chi fornisce indirizzi falsi, chi invece numeri di cellulare inventati. Così al momento del controllo da parte dell'Asl si risulta non rintracciabili. È questa l'ultima "moda" in voga quest'estate per tentare di sfuggire alla quarantena: lo fa chi risulta positivo al tampone e poi decide comunque di muoversi, probabilmente per non rinunciare alle vacanze, violando le norme previste in questi casi.

Non si tratta di casi isolati ma di numeri che crescono sempre di più così come riportato da Il Messaggero che parla di almeno 783 persone in Veneto risultate positive al Covid che poi si sono date alla macchia, a Roma sarebbero invece almeno 25o i fuggitivi del Covid: "Chi è consapevole di essere positivo e si sottrae alla quarantena va incontro a un rischio penale. Omettere i dati nella consapevolezza di essere positivi significa avvantaggiare il virus e questo sicuramente può dare adito a una colposità", ha spiegato Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio.

Ad oggi chi viola la quarantena rischia una sanzione amministrativa, che va dai 400 ai 3mila euro, ma c'è chi ipotizza il reato di epidemia colposa come l'assessore alla Sanità della Puglia, Pier Luigi Lopalco: "Se non si rispetta l’isolamento, sapendo di essere positivi, c’è un articolo apposito del codice penale – ha spiegat – stiamo parlando di un comportamento molto pericoloso: se viene meno il tracciamento, salta il controllo del focolaio epidemico. È un atto contro i propri affetti, ma anche contro la comunità". Per la maggior parte dei positivi che fuggono alla quarantena, la soluzione è non rispondere alle chiamate della Asl. E c'è chi ha già adottato una linea dura, come il governatore dell'Abruzzo, Marco Marsilio che spiega: "Da parte delle nostre Asl c’è la massima severità, ogni caso è stato denunciato alle forze dell’ordine e sarà così in futuro".

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