Cosa diceva Garofano nel 2017 sulle unghie di Chiara Poggi: la consulenza è costata a Sempio 6mila euro

Luciano Garofano da qualche giorno non è più consulente della difesa di Andrea Sempio ma nelle mani degli avvocati resta la sua perizia del 2017 sulle unghie di Chiara Poggi. Otto anni fa l'ex generale del Ris era stato chiamato dai legali dopo che il genetista della difesa di Alberto Stasi, il professore Pasquale Linarello, aveva depositato in Procura il suo lavoro che mostrava la presenza del DNA di Sempio sulle unghie di Chiara Poggi smentendo la perizia del 2014 del professore Francesco De Stefano, incaricato dal giudice di Appello bis durante il processo a Stasi.
Nel 2016 così era stato aperto un fascicolo su Andrea Sempio accusato di omicidio in concorso con ignoti o con lo stesso Alberto Stasi (unico condannato in via definitiva per il femminicidio): le indagini poi era state archiviate nel 2017. Dallo scorso marzo il copione si è ripetuto: rieccoci ancora una volta a parlare di DNA sulle unghie di Chiara Poggi e con Andrea Sempio indagato. Ma anche se Garofano non è più consulente, cosa aveva dimostrato in quella perizie del 2017, quando non era stato semplicemente incarico come professionista esterno? E soprattutto perché Garofano e difesa Sempio hanno nominato quella consulenza nel comunicato stampa d'addio dell'ex generale?
Cosa aveva svelato Garofano nella sua consulenza del 2017
Nel 2017 Luciano Garofano era stato chiamato a rivalutare i dati ottenuti dal perito De Stefano: è bene precisare infatti che da dopo il 2014 non è stato più possibile fare analisi sulle unghie di Chiara Poggi perché il materiale della vittima è andato tutto consumato durante la perizia voluta dal giudice d'appello bis. Così è stato anche per Linarello e anche per i recenti consulenti della Procura che hanno riaperto il caso i mesi scorsi. E lo aveva spiegato Garofano che nella sua perizia in cui aveva negato l'esistenza del DNA di Andrea Sempio. Nel dettaglio ecco cosa riporta Garofano: "La quantificazione del DNA aveva dimostrato l'assenza di DNA maschile e (…) aveva esibito il solo profilo della vittima. Pertanto, il materiale consegnato al prof. De Stefano (…) risultate esclusivamente attribuibili alla sola Chiara".
Il professore De Stefano infatti aveva sostenuto nella sua perizia che il cromosoma Y trovato era troppo poco e soprattutto non chiaro da poter essere attribuito a qualcuno. Insomma, non si è mai parlato di un DNA completo. Per questo il professore aveva ritenuto che quelle piccole tracce genetiche maschili sono da associare a una contaminazione e non a un contatto diretto. Nel 2016 invece Linarello aveva spiegato l'opposto e il suo risultati erano stati riportati così Garofano: i profili ottenuti su due dita di Chiara Poggi secondo il consulente di Alberto Stasi "sono perfettamente compatibili con quello ottenuto da un campione di Andrea Sempio".
Ma sia per De Stefano che per Garofano tutto sarebbe da attribuire a una possibile contaminazione: "Ci si riferisce alla possibilità che DNA estraneо, appartenente cioè a soggetti che nulla hanno a che vedere con l'evento criminale, lo possano inavvertitamente trasferire sui reperti in esame – già attraverso la semplice manipolazione/contatto – in tempi precedenti ovvero successivi al fatto delittuoso".
Concludendo, Garofano nella sua consulenza quindi smontò il lavoro di Linerallo confermando invece quello di De Stefano perché, dopo aver analizzato tutti i dati, l'ex generale del Ris aveva svelato che i profili trovati "non riuniscono alcun valore identificativo, né possono considerarsi minimamente utili per esami comparativi".
Perché oggi si parla della consulenza del 2017 di Garofano
Questa consulenza di Garofano del 2017 è tornata però d'attualità. Non solo perché a breve si tornerà a rivalutare i dati della analisi sulle unghie di Chiara Poggi nell'incidente probatorio in corso, ma anche perché nel comunicato stampa diffuso per comunicare che Luciano Garofano non è più consulente della difesa di Andrea Sempio si legge: "Con riferimento agli sconsiderati e gravi attacchi mediatici subiti nei giorni scorsi e relativi all'avvenuta ricezione di una somma di denaro, nell'aprile 2017 da parte di Andrea Sempio il generale ribadisce trattarsi del pagamento di prestazioni professionali rese su incarico dei difensori che all'epoca assistevano" l'indagato.
Precisando che: "La relazione tecnica, datata 27 gennaio 2017, venne inviata a mezzo e-mail, ai difensori di Sempio che ne aggiunge apprezzarono il contenuto, e ad essa fece seguito l'emissione della fattura n. 15/2017 per gli onorari maturati per un importo di 5 mila euro, oltre accesso di legge", arrivando così oltre i 6mila euro.
Al centro della nuova inchiesta della Procura di Brescia infatti ci sono anche i soldi spesi dalla famiglia di Andrea Sempio nel 2017. O meglio, unico indagato di questo fascicolo per corruzione in atti d'ufficio è Mario Venditti, l'ex procuratore di Pavia che archiviò le indagini nel 2017 nei confronti dell'attuale indagato. Per gli inquirenti l'accusa è di aver "ricevuto una somma indebita di denaro, nell'ordine di 20-30mila euro, per favorire Andrea Sempio nell'ambito del procedimento penale di cui era co-titolare in qualità di procuratore aggiunto della Repubblica".
La nuova indagine è scattata dopo che nella perquisizione dello scorso 14 maggio a casa dei genitori di Andrea Sempio era stato trovato – e quindi sequestrato – un appunto scritto a mano. Su questo biglietto c'era scritto: "Venditti gip archivia x 20. 30. euro". Per l'avvocato di Sempio, il legale Massimo Lovati, questi sono i soldi per le spese legali appunto del 2017.
Il comunicato stampa infatti concludeva: Garofano ha dato "mandato ai propri legali affinché procedano nelle competenti sedi giudiziarie nei confronti di coloro che lo hanno diffamato ipotizzando il suo coinvolgimento in vicende di rilevanza penale" e alle "quali egli era ed è del tutto estraneo".