389 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Coronavirus, professor Grasselli: “Finora nessun anziano ‘escluso’ da cure, ma potrebbe succedere”

Il professor Giacomo Grasselli, dell’unità di crisi regionale lombarda, in un’intervista su ‘il Fatto Quotidiano’, spiega che “Fino a questo momento nessun paziente che poteva trarre beneficio dalla terapia intensiva è stato escluso dal trattamento. Ma l’unico modo perché questo non accada nelle prossime settimane è contenere il contagio, stando a casa”.
A cura di Annalisa Cangemi
389 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Fino a questo momento nessun paziente che poteva trarre beneficio dalla terapia intensiva è stato escluso dal trattamento. Ma l’unico modo perché questo non accada nelle prossime settimane è contenere il contagio, stando a casa e seguendo le indicazioni delle autorità". Il professor Giacomo Grasselli della terapia intensiva del Policlinico di Milano, che in piena emergenza coronavirus coordina il network delle terapie intensive lombarde nell'unità di crisi istituita nella Regione Lombardia, in un'intervista su ‘il Fatto Quotidiano', smentisce le voci allarmistiche circolate nei giorni scorsi, secondo cui le quali ci potrebbe essere una ‘selezione' tra i pazienti da curare negli ospedali, escludendo le persone più anziane dall'intubazione.

Ma, aggiunge, "Non vorrei trovarmi costretto a breve a fare un triage, una selezione di questo tipo, come si fa in guerra o nelle grandi catastrofi, e l’unico modo per evitarlo è impedire che l’epidemia si diffonda".

Ma d'altre parte non può negare il grande sforzo a cui sono sottoposte le strutture sanitarie lombarde: "Abbiano 800 posti letto, negli ultimi venti giorni sono arrivati più di 700 malati gravi, attualmente sono circa 600. Circa cento sono stati dimessi perché le loro condizioni sono migliorate, altri sono deceduti. In più ci sono mille pazienti in ossigenoterapia, cioè assistiti nella respirazione. Lo sforzo che stiamo facendo è mostruoso".

Anche se negli ospedali si sta provvedendo ad aggiungere nuove postazioni in terapia intensiva, potrebbe non bastare, sottolinea il professore: "Se la curva dell’epidemia andasse avanti così, a fine marzo avremo 2000 pazienti in terapia intensiva nella sola Lombardia. Tenga conto che in tutta Italia le postazioni sono circa 5000, molte delle quali in altre regioni colpite, come Veneto ed Emilia-Romagna. Nessun sistema sanitario al mondo reggerebbe un urto del genere. Inoltre puoi aumentare i letti, ma non inventarti da un giorno all’altro centinaia di medici e infermieri specializzati in questo tipo di medicina".

L'unica soluzione è rispettare le indicazioni del governo e stare a casa, evitando gli spostamenti: "È vero che questo tipo di coronavirus non è la peste bubbonica, il problema è la massa di pazienti che arrivano in ospedali in un arco temporale strettissimo. Quindi l’unica strada è limitare l’epidemia. Nella originaria zona rossa l’isolamento ha funzionato, i contagi sono calati. Ma la gran massa dei nostri attuali 1700 pazienti con seri problemi respiratori arriva da un insieme di territori – il lodigiano, la bergamasca, il bresciano – che conta poche centinaia di migliaia di abitanti. Pensi se un contagio simile si verificasse a Milano. Io personalmente da tre settimane non vedo i miei genitori anziani, per non rischiare di infettarli, né i miei figli che stanno fuori città"

389 CONDIVISIONI
32803 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views