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Covid 19

Perché ora sta crescendo il numero dei morti di Coronavirus in Italia

“L’età media degli infettati è di 63 anni. La mortalità delle persone sotto i 60 anni è meno del 10 percento, il resto è dai 60 in su”. Così Roberto Bernabei, ordinario di Geriatria dell’università Cattolica di Roma, durante il punto stampa alla Protezione civile sull’emergenza coronavirus spiega i numeri sulla mortalità in Italia; “Siamo il Paese più vecchio insieme al Giappone”
A cura di Susanna Picone
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Il professore Roberto Bernabei, Ordinario di Geriatria dell’Università Cattolica di Roma e presidente dell’associazione Italia longeva, è intervenuto nel consueto punto stampa delle 18 per il bollettino dell’emergenza coronavirus insieme al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. Il professore ha parlato in particolare delle persone più anziane colpite dal Covid-19 e di conseguenza della loro reazione alla malattia. Bernabei ha tentato di spiegare perché in Italia registriamo così tante vittime con coronavirus in questo momento. Rifacendosi a una indagine dell’Istituto Superiore di Sanità che ha analizzato le cartelle dei primi 355 morti, il professore ha detto che i dati mostrano delle cose che hanno un significato ben preciso. Ovvero che solo una minima percentuale delle vittime, lo 0.8 percento, aveva zero patologie, mentre tutti gli altri avevano da due a più patologie.

Coronavirus: età è fondamentale, meno 10% mortalità sotto 60 anni

“Il dato fondamentale è che il fattore di rischio vero è l’età geriatrica e patologie concomitanti, questo è il fatto fondamentale, e in particolare tra le patologie registriamo ipertensione, cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, il diabete. Sono queste le patologie che portano a una maggiore aggressività del virus, che trova un terreno già fertile e fragile”. Questo è dunque, secondo quanto affermato da Bernabei, il dato che spiega l’eccesso di mortalità: “Noi siamo il paese più vecchio insieme al Giappone. Età media degli infettati da noi è 63 anni contro i 46 dei cinesi, è chiaro che a 46 anni si reagisce meglio rispetto a 63. Abbiamo meno del 10 percento di mortalità sotto i 60, tutti il resto sono da i 60 anni in su”.

Bernabei rispondendo a una domanda di un giornalista ha anche affermato che non è al momento possibile un confronto con i dati sui morti con coronavirus con gli altri Paesi. L’esempio riportato dal giornalista era quello della Germania, ma secondo il professore va capito se gli altri Paesi riportano come “morti di coronavirus” solo, ad esempio, il caso di un ventottenne con una polmonite, o anche come nel nostro caso il novantenne con tampone positivo e altre patologie. “Solo quando finirà questa storia e potremo fare una vera analisi capiremo questi dati”, ha spiegato lo specialista.

Coronavirus, molto più bassa l'età media dei sanitari che si ammalano

Tra gli operatori sanitari contagiati dal coronavirus l'età media è molto più bassa di quella della popolazione generale (49 anni invece di 63), e si inverte la proporzione fra uomini e donne, con il 35.8 percento che è di sesso maschile. Il dato è contenuto nell'approfondimento epidemiologico pubblicato oggi dall'Iss sul sito epicentro, insieme al report di approfondimento sui pazienti deceduti. Da quest'ultimo rapporto si evidenzia come appunto resta alto il numero di deceduti positivi per Covid-19 che hanno una o più malattie preesistenti. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7 (mediana 2, Deviazione Standard 1.6). Sei pazienti (1.2 percento del campione) presentavano 0 patologie, 113 (23.5 percento) presentavano 1 patologia, 128 presentavano 2 patologie (26.6 percento) e 234 (48.6 percento) presentavano 3 o più patologie. Ad oggi sono 36 dei 3200 (1.1 percento) pazienti deceduti COVID-19 positivi di età inferiore ai 50 anni. Nove di questi avevano meno di 40 ed erano 8 persone di sesso maschile e 1 di sesso femminile con età compresa tra i 31 ed i 39 anni. Di 2 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 7 presentavano gravi patologie pre-esistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità).

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