Contrabbando di Cialis e sigarette dalla Libia su nave della marina, militari arrestati

Approfittando del loro ruolo e del loro lavoro, avrebbero caricato merce di contrabbando su una nave della marina militare italiana per trasportarla dalle coste africane fino al nostro Paese. Queste le pesantissime accuse nei confronti di sei persone tra cui 5 marinai finiti al centro di una inchiesta della Procura di Brindisi per contrabbando pluriaggravato di tabacchi lavorati esteri e di un farmaco. Al centro delle indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Brindisi, vi sono infatti centinaia di chili di sigarette di contrabbando e di pillole di Cialis, noto farmaco per la disfunzione erettile, ritrovate a bordo della unità navale della marina militare "Caprera". A carico dei sei indagati oggi le fiamme gialle hanno notificato altrettante misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Brindisi su richiesta della Locale Procura della Repubblica.
Il giudice ha disposto la misura di custodia cautelare in carcere per uno degli indagati e l’arresto ai domiciliari per altri quattro mentre per il sesto c’è l'obbligo di firma. Si tratta di un ufficiale tecnico della Marina, tre marinai membri dell'equipaggio, un autista di mezzo militare delle base di Taranto e un presunto corruttore libico. I sei devono rispondere a vario titolo dei reati di imbarco arbitrario di merci di contrabbando su nave militare, peculato d'uso, istigazione alla corruzione, corruzione per atti contrari ai doveri dell'ufficio e falso ideologico.
Il carico di contrabbando che ha dato via all’inchiesta era stato trovato e sequestrato il 15 luglio del 2018 proprio nel porto della città pugliese a seguito di un controllo scattato sulla nave Caprera, unità di supporto della marina militare adibita di trasporto di mezzi e materiali vari. Si tratta di 774 chili circa di sigarette e Cialis importato illegalmente sulla banchina Garibaldi del porto di Brindisi. Secondo l’accusa, entrambi i prodotti sarebbero stati imbarcati a Tripoli dove nave Caprera all’epoca svolgeva attività nell'ambito dell'operazione Mare Sicuro per il potenziamento del contrasto all'emigrazione clandestina verso l'Italia. Sempre secondo l’accusa, i prodotti erano destinati alla vendita agli appartenenti della stessa Marina Militare di Taranto e in parte anche a privati cittadini.