
Quando gli esami non finiscono mai. Il 21 dicembre 2012, 2.671 candidati hanno sostenuto le prove scritte del concorso, bandito dal Comune di Roma, per selezionare 300 agenti della Polizia di Roma Capitale. Pochi mesi prima, il 26 luglio, il Dipartimento comunale delle Risorse Umane – con la determinazione dirigenziale numero 1809 – aveva proceduto alla nomina della commissione incaricata della correzione delle prove. Passano 5 mesi e ai primi di maggio 2013 esce su tutti i giornali la notizia che la commissione, escluso il presidente che pare fosse all’oscuro di tutto, è indagata per falso ideologico: secondo l’accusa, i membri Donatella Scafati e Maurizio Sozi e le segretarie di commissione Gloria Conte e Alessandra Ascione, avrebbero firmato un verbale di correzione dei compiti, anche se non erano fisicamente presenti (alcuni erano in vacanza e alcuni in trasferte personali).
Roma Capitale e il concorso per vigili del 2012
Cosa succede? Succede che l'allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla luce di quanto emerso, decide di bloccare il concorso e di secretare le prove, in attesa della nomina di una nuova commissione. Passano le elezioni amministrative e in Campidoglio c’è il cambio della guardia, con l’arrivo di Ignazio Marino e del centrosinistra. Il 23 dicembre, con la determinazione dirigenziale numero 3168, viene ratificata la composizione della nuova commissione. Per la presidenza viene scelto Vincenzo Greco, ex prefetto ed esperto in materie giuridiche e sicurezza urbana. Tempo pochi mesi e l’11 aprile 2014 la commissione invia una nota al direttore del dipartimento Risorse Umane del Campidoglio per comunicargli di aver suggerito all’Amministrazione di nominare una nuova commissione composta da Dirigenti per procedere al reimbustamento delle buste contenenti i dati anagrafici dei candidati, al fine di salvaguardarne l’anonimato. Il problema, sostanzialmente, è che le buste con i nomi erano trasparenti e ciò poteva inficiare la correzione degli elaborati. Il 2 maggio 2014 – con la determinazione dirigenziale numero 827 – il Dipartimento Risorse Umane certifica nero su bianco la richiesta della commissione e mette le mani avanti, aggiungendo al problema della privacy a rischio, un altro particolare: «La commissione riteneva tale attività (la nomina della ‘commissione bis’, ndr.) necessaria avendo appreso l’esistenza di un ricorso relativo ad un’altra procedura selettiva di Roma Capitale che presenta aspetti analoghi a quelli presi in esame». Una volta reimbustati i nomi: «la Commissione Esaminatrice, già nominata con Determinazione Dirigenziale n. 3168 del 23/12/13, procederà poi alla rivalutazione degli elaborati». Uno dei partecipanti al concorso, che preferisce rimanere anonimo, non ci sta e racconta a Fanpage.it: «Mi chiedo come mai ci voglia così tanto per correggere delle prove scritte. E poi non si sono accorti prima che le buste con i nomi erano trasparenti? Lo scoprono mesi dopo l’inizio della correzione? A questo punto è lecito pensare che la correzione non sia proceduta alacremente. Oltretutto, se non vado errato la società che provvede alla stampa degli elaborati è la stessa anche per tutti gli altri concorsi pubblici del Campidoglio. Perché allora questa scoperta c’è stata solo nel nostro?».
La Praxi e i concorsi del Comune di Roma Capitale
La società a cui fa riferimento il giovane concorsista è la Praxi. A molti suonerà familiare perché nella consiliatura di Alemanno è l’azienda svolse la valutazione degli aspiranti impiegati e dirigenti in Atac. Gran parte della assunzioni che si fecero, in seguito finirono nel calderone di Parentopoli. Nel 2010 il Comune bandisce una gara d’appalto da due milioni di euro per gestire 22 concorsi per dipendenti capitolini (tra cui quello della Polizia di Roma Capitale). Il bando venne vinto dalla Praxi e subito si scatenarono le polemiche. Sia per il suo coinvolgimento con Alemanno e Parentopoli, sia perché – come dichiarò in quegli anni l'ingegner Plinio Venturini, amministratore unico della Cnipec – ci fu: «un’assoluta e clamorosa violazione delle norme». Per giudicare l’offerta più vantaggiosa dal punto di vista economico, la Commissione incaricata di esaminarle avrebbe modificato i criteri previsti dal capitolato d'appalto.
Invece di utilizzare il punteggio già fissato dal bando di gara, avrebbe: «introdotto ex novo, per ciascuna delle cinque voci dell'offerta tecnica, classi di punteggio che stravolgono quanto stabilito nella gara». Sempre secondo Venturini tale procedura mirerebbe: «A precostituire il risultato a favore del soggetto A piuttosto che B». L’11 aprile il Consiglio di Stato rincara la dose e condanna il Comune di Roma a risarcire la Selexi (una delle tre società escluse dal bando, insieme a Cnipec e Ambire, che aveva presentato ricorso) con 33mila e 333 euro di danni e 10mila euro per le spese legali sostenute dall’azienda. Secondo il Consiglio di Stato, nella scelta del Comune c’è stato «un grave vizio nel procedimento di gara». Non è solo illegittima l’esclusione della Selexi ma è accertata l’illegittimità dell’intera procedura: «che determina la piena fondatezza della domanda risarcitoria».