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Concordia, Schettino: “Se il timoniere avesse eseguito i miei ordini non ci sarebbe stato l’impatto”

L’ex comandante della Costa Concordia ha detto ai giornalisti: “Le tre perizie confermano che se il timoniere avesse eseguito i miei ordini non ci sarebbe stato nessun impatto. Questo non significa scaricare le responsabilità sugli altri”.
A cura di Davide Falcioni
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"Le tre perizie confermano che se il timoniere avesse eseguito i miei ordini non ci sarebbe stato nessun impatto": lo  ha detto ai  giornalisti l'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, che poi ha precisato "Questo non significa scaricare le responsabilità sugli altri". Schettino ha parlato uscendo dall'aula del Tribunale di Grosseto, dove è ripreso il processo sul naufragio della Costa Concordia. Il collegio è intenzionato a chiudere il "capitolo tecnico" entro oggi ed ha anche disposto il dissequestro della nave, chiesto dalla Costa Crociere, perché il relitto possa essere trasportato dall'Isola del Giglio al Porto di Genova: gli inquirenti hanno lavorato anche nel corso della notte per accertare le modalità della navigazione e il funzionamento degli apparati di bordo rispetto al comportamento dell'imputato, il comandante Francesco Schettino. L'istanza di dissequestro presentata dai legali di Costa Spa è stato motivato con la necessità di smantellare subito una parte del relitto. Alla richieste si è tuttavia opposto il Codacons: "Devono essere ancora effettuati accertamenti importanti sulla nave". Richiesta analoga quella fatta dai legali di Schettino, secondo i quali la nave deve rimanere sequestrata almeno dal ponte zero al ponte tre perché "devono esser ancora fatti importanti accertamenti sulle porte stagne", ha spiegato l'avvocato Donato Laino.

Gli isolani voglioni tenere le piattaforme: "Ora ci vivono i pesci"

Nel frattempo – mentre è stato ormai disposto lo smantellamento del relitto – sulla vicenda si apre un nuovo curioso capitolo. Gli abitanti dell'Isola del Giglio hanno chiesto che le piattaforme sulle quali poggi il relitto non venissero smantellate una volta che la nave avrà lasciato l'isola. Citando uno studio de La Sapienza, infatti, quelle piattaforme sarebbero ormai parte della costa gigliese e vi abbiano trovato "casa" colonie di pesci e di piante che si sono abituate a quelle strutture in acciaio e cemento che si trovano a una profondità di oltre diciotto metri e sono sostenute da grossi piloni. Paradossalmente gli isolano sostengono che quelle piattaforme potrebbero diventare una meta ambita dai sub, quindi rappresentare un volano turistico per l'isola, oltre che una sorta di "luogo della memoria". La richiesta dei gigliesi, sostenuta anche dal sindaco, è stata però rigettata dal ministero dell'Ambiente, che ha tutta l'intenzione di ripristinare lo stato originale dei luoghi e rimuovere le strutture.

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