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Come la ‘ndrangheta gestisce il traffico di droga nel Mediterraneo: viaggio nel porto di Gioia Tauro

Il porto di Gioia Tauro è la porta del Mediterraneo. Qui ogni anno passano milioni di container provenienti da più parti del mondo: in questi container si nasconde anche la droga destinata alle principali piazze di spaccio europee. Fanpage.it ha trascorso due giorni con la Guardia di Finanza impegnata a intercettare la cocaina prima che esca dal porto.
A cura di Giorgia Venturini
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Il porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria
Il porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria

Ogni giorno la Guardia di Finanza del porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, controlla i container sospetti caricati sulle navi in arrivo da tutto il mondo. Noi di Fanpage.it per due giorni siamo stati a fianco dei finanzieri e abbiamo documentato il loro lavoro: con loro abbiamo trovato 140 chili di cocaina nascosta tra la merce e nei doppi fondi.

Ieri 16 maggio la Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro record: le Fiamme Gialle hanno individuato due tonnellate e 734 chilogrammi di cocaina purissima. I finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria ed i funzionari dell'Ufficio dogane hanno trovato la droga in due container provenienti da Guayaquil, nell'Ecuador, e destinati in Armenia, attraverso il porto di Batumi, in Georgia. Ma cosa succede nel porto di Gioia Tauro tutti i giorni? E qui come funziona il traffico di stupefacenti?

Il viaggio di Fanpage.it nel porto di Gioia Tauro

Le luci del porto di Gioia Tauro si vedono a chilometri di distanza, quando ancora manca qualche minuto di macchina per entrare nel piccolo comune di poco più di 19mila abitanti in provincia di Reggio Calabria. Appena ci si avvicina al porto il rumore dei mezzi che scaricano container dalle navi in arrivo da oltre Oceano diventa sempre più forte. Una volta superata la frontiera dei controlli si scopre che il porto di Gioia Tauro, è un intreccio di vie delimitate da palazzi di container. Una vera e propria città di lamiera.

Per raggiungere il mare bisogna guidare ancora per qualche minuto: la lunghezza del molo principale è di oltre 4.5 chilometri, per una superficie totale che supera i 4 milioni e mezzo di metri quadrati. A controllare che tutto avvenga secondo legge è la Guardia di Finanza, sotto la guida del Tenente Colonnello Danilo Persano.

Il Tenente Colonnello Danilo Persano è a capo delle operazioni nel porto della Guardia di Finanza
Il Tenente Colonnello Danilo Persano è a capo delle operazioni nel porto della Guardia di Finanza

"Siamo nella porta del Mediterraneo – spiega il comandante a Fanpage.it -. Questa è una infrastruttura molto importante a livello strategico e come Guardia di Finanza abbiamo il dovere di controllare quello che succede nell'interesse dei cittadini. Le nostre attività si concentrano nel prevenire i mercati illeciti, soprattutto il traffico di sostanze stupefacenti. Questo è un porto che lavora 365 giorni l'anno, 24 ore su 24 e la Guardia di Finanza non può fermarsi. Siamo sempre presenti".

Il porto di Gioia Tauro rappresenta uno dei nodi marittimi più importanti d'Italia, nonché la porta Sud del commercio europeo. Questo perché Gioia Tauro è in una posizione strategica per gli affari economici dei Paesi del Mediterraneo. Qui ogni anno passano 3 milioni e mezzo di Teu, l'unità di misura per calcolare il numero di container.

Alcuni dei migliaia di container presenti nel Porto di Gioia Tauro
Alcuni dei migliaia di container presenti nel Porto di Gioia Tauro

Due giorni con la Guardia di Finanza impegnata nei controlli

Fanpage.it ha trascorso due giorni con i finanziari impegnati nei controlli. È tardo pomeriggio del primo giorno quando in porto arriva una delle navi giudicate sospette. Ci vogliono diversi minuti per le manovre di approdo, mentre le procedure di scarico inizieranno nella notte.

La Guardia di Finanza è presente 24 su 24 al porto di Gioia Tauro
La Guardia di Finanza è presente 24 su 24 al porto di Gioia Tauro

Intanto nel porto si controllano i container già scaricati i giorni prima e valutati come sospetti. I finanzieri procedono ad aprirli: all'interno di uno dei container vengono trovare auto rubate. Le Fiamme Gialle ci spiegano che le macchine provengono dal Canada. Che sia merce illecita i finanzieri lo capiscono subito confrontando documenti e banche dati.

In un altro container vengono trovati sacchi enormi contenenti pistacchi pronti a essere venduti nel mercato locale come made in Italy peccato però che risultano essere stati raccolti in uno dei Paesi oltre Oceano. Una volta confermati tutti i sospetti, i pistacchi verranno sequestrati e distrutti. Ma è la droga la sostanza illegale che per eccellenza transita nel porto.

Come funziona il traffico di droga nel porto di Gioia Tauro

A un altro container si avvicina subito un finanziere e il suo cane, anche lui regolarmente immatricolato e quindi a tutti gli effetti un finanziere del porto di Gioia Tauro. Il cane subito si accorge che c'è qualcosa: si ferma e cerca di scavare in un punto preciso del container. Così pochi secondi dopo intervengono i finanzieri e trovano panetti di droga etichettati tutti con vari simboli, diversi in base all'organizzazione criminale che li ha nascosti. I Paesi produttori per eccellenza nel marcato della droga sono Ecuador, Colombia, Nicaragua Panama.

Intercettare tutta la droga che passa da qui è impossibile. La droga che purtroppo non viene sequestrata dalla Guardia di Finanza viene venduta nelle piazze di spaccio di tutta Europa. Ecco perché è così importante il lavoro dei finanzieri.

Il comandante Persano spiega come avvengono i controlli: "Noi partiamo dal presupposto che ogni nave nasconde qualcosa di sospetto. Cerchiamo il così detto ago nel pagliaio. Appena la nave arriva, scatta la nostra attività: cerchiamo di capire se ci sono delle anomalie nei migliaia di container che sono all'interno di una nave. Una volta che viene individuato il container sospetto scattano i controlli. Intervengono le nostre unità cinofila. Troviamo la cocaina nascosta dentro a qualsiasi cosa: dalla frutta ai prodotti surgelati, all'interno di marmo e di legname".

Tra la merce illegale anche pistacchi del Sud America arrivati in Italia con l'obiettivo di essere venduti con il marchio del made in Italy
Tra la merce illegale anche pistacchi del Sud America arrivati in Italia con l'obiettivo di essere venduti con il marchio del made in Italy

I controlli durante la notte

Da poco è calato il sole sulla città di container. Il lavoro però non si ferma: c'è la neve "sospetta" appena arrivata da scaricare. Siamo sull'auto della Guardia di Finanza e con i militari stiamo facendo un giro di controllo quando dalla caserma arriva la segnalazione di possibili persone sospette, non autorizzate, all'interno di uno dei capannoni abbandonati che delimitano il porto. Si parte a tutta velocità. Una volta sul posto si scende dall'auto e si procede a piedi con le torce. Si perlustra la struttura ma non si trova nessuno. I finanzieri ripasseranno dallo stesso punto ancora più volte nella notte, ma fortunatamente i sospetti non verranno confermati.

Di nuovo in auto arriva una seconda segnalazione: altre persone sospette tra i container più vicini al molo. Si riparte. Questa volta i finanzieri vicino alle porte di un container trovano uno strumento utilizzato solitamente per forzare il meccanismo di apertura e una fascetta. Questo dimostra che qualcuno ha tentato di aprire il container: subito quindi verrà inserito nell'elenco dei container sospetti. I controlli delle Fiamme Gialle continueranno per tutta la notte.

Le mani della ‘ndrangheta sul porto di Gioia Tauro

L'importanza di questo porto l'hanno capito fin da subito anche i Piromalli, la famiglia di ‘ndrangheta presente nella Piana di Gioia Tauro da anni. I Piromalli hanno costruito una villa sulla collina proprio dietro il porto: dall'abitazione non si vede nessun golfo o spiaggia di sabbia bianca. Dalla casa del boss si vedono luci, si vede il via vai di navi e i palazzi di container. Per i Piromalli non c'era vista migliore.

Gli affari della cosca negli anni sono finiti anche qui, in quello che è stato considerato a tutti gli effetti la porta della droga in Europa. Il porto di Gioia Tauro è il crocevia del traffico di sostanze stupefacenti e quindi non poteva che entrare negli affari della ‘ndrangheta.

"Storicamente – continua a spiegare il comandante Persano – il porto di Gioia Tauro è stato avvicinato dagli interessi della ‘ndrangheta. Arresti e attività investigative hanno svelato una rete di supporto alla criminalità organizzata all'interno del porto fatta da operatori portuali corrotti. La ‘ndrangheta si è fortemente strutturata sul territorio sfruttando il suo potere intimidatorio e il controllo ‘militare' che esercita anche quando si rivolge ai commercianti per chiedere il pizzo".

Come agisce la ‘ndrangheta nel porto di Gioia Tauro

La criminalità organizzata da anni cerca – e purtroppo ci riesce – a mettere le mani sul traffico di cocaina nel porto. Per portare fuori la merce e superare i controlli si serve dell'aiuto di qualche operatore portuario corrotto che lavora notte e giorno tra i container. La Guardia di Finanza lo scorso ottobre è riuscita ad arrestare 36 persone coinvolte nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la criminalità organizzata. Le Fiamme Gialle pochi mesi fa hanno svelato una rete logistica del narcotraffico all'interno del porto. Durante l'operazione vennero sequestrate quattro tonnellate di cocaina per un valore al dettaglio di circa 800 milioni di euro. Le indagini erano state condotte dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria. La Guardia di Finanza non si ferma mai e continuerà i controlli notte e giorno nel porto: perché fermare il traffico di stupefacenti qui vorrebbe dire anche fermarlo nelle principali piazze di spaccio europee.

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