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Clima, Luca Mercalli a Fanpage.it: “Urgente mangiare meno carne e ridurre gli sprechi di cibo”

Luca Mercalli, climatologo, divulgatore scientifico e presidente della Società meteorologica italiana: “Bisogna mangiare molta meno carne e di migliore qualità. Gli allevamenti intensivi, infatti, sono responsabili della deforestazione e dell’emissione di enormi quantità di anidride carbonica nell’atmosfera”.
A cura di Davide Falcioni
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Due notizie sul clima passate in sordina ma estremamente importanti e meritevoli di un approfondimento. La prima: la produzione di carbone, petrolio e gas per il 2030 prevista dai governi è ancora più del doppio rispetto a quella compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a +1,5 gradi centigradi. A lanciare l'allarme, ieri, è stata la pubblicazione di un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep), secondo il quale "nelle prossime due decadi, i governi stanno progettando collettivamente un incremento globale nella produzione di petrolio e gas e solo una modesta decrescita nella produzione di carbone". Anche l'Onu, quindi, ha puntato il dito contro i capi di Stato e di governo accusandoli – come fatto poche settimane fa da Greta Thunberg – di aver prodotto solo "bla bla", chiacchiere sul clima senza decisioni concrete. La seconda notizia degna di nota: due sere fa il governatore della California, Gavin Newsom, ha annunciato l'estensione del decreto di emergenza idrica all'intero territorio dello Stato a seguito di un anno di devastante siccità, il secondo più "secco" della storia. Il provvedimento, come se non bastasse, è stato varato in vista di almeno un altro anno senza acqua per uso idropotabile e per l'irrigazione dei campi. Insomma, a pochi giorni dall'inizio della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 COP26, i problemi sul tavolo sono ancora molti e gravi. Ne abbiamo parlato con il professor Luca Mercalli, climatologo, divulgatore scientifico e presidente della Società meteorologica italiana.

Cosa pensa del rapporto dell’UNEP pubblicato ieri, secondo cui nel prossimo futuro la produzione di fonti fossili non calerà ma addirittura aumenterà? Quali saranno le conseguenze di questa scelta?
Siamo in grave ritardo. Noi scienziati abbiamo lanciato l'allarme più di trent'anni fa, ma solo adesso si inizia a parlare di transizione ecologica e ci si sorprende che è impossibile compierla in tempi brevi. Attualmente il mondo è basato per l'85% delle sue necessità energetiche sull'impiego delle fonti fossili, una quantità enorme da sostituire. Se è vero che le fonti rinnovabili possono farlo, è altrettanto vero che impiegheranno tempi abbastanza lunghi, dell'ordine di qualche decennio. Se quindi è abbastanza scontato che ancora per un po' sarà necessario impiegare gas, petrolio e carbone,  è grave che la loro produzione venga addirittura incrementata. Dovremmo, invece, cominciare a risparmiare, ottimizzare, rendere le tecnologie più efficienti e contemporaneamente implementare le fonti rinnovabili. Non ci si sta rendendo conto che la corsa alla "crescita" si scontra con i limiti fisici del pianeta, che sono ormai ben chiari. Il modello economico che stiamo adottando è in totale conflitto con le leggi fisiche che governano la Terra: stiamo continuando ad avvelenare un malato già molto grave. Di questo passo non raggiungeremo mai l'obiettivo di azzerare la produzione di Co2 entro il 2050 che ci siamo dati. E le conseguenze sul clima saranno sempre più devastanti.

Mercalli: "Aumenteranno anche in Italia alluvioni  e siccità"

La California è alle prese con un'emergenza idrica senza precedenti. Anche l'Italia corre lo stesso rischio?
La California vive da circa un decennio ricorrenti periodi di siccità che penalizzano la produzione agricola, causano incendi e naturalmente hanno conseguenze sull'accesso all'acqua delle persone. La siccità, però, non è un problema solo di quello Stato degli USA ma anche di molte altre aree del mondo, Italia compresa. Non dimentichiamo cosa è accaduto nel nostro paese la scorsa estate, cioè poche settimane fa: almeno due mesi di siccità e ondate di calore. Abbiamo dimenticato i 48,8 gradi di Siracusa, record storico di caldo in Europa? Ecco, da tempo gli scienziati sanno che eventi estremi come questi sono figli del cambiamento climatico provocato dalle attività umane: non solo la siccità e le ondate di calore, ma anche alluvioni e nubifragi come quelli recentemente avvenuti a Como, Varese e a Genova, dove tra il 3 e il 4 ottobre è caduta quasi un metro d'acqua in mezza giornata. Eventi estremi di questo tipo aumenteranno.

Siccità e incendi in California
Siccità e incendi in California

Quali sono le misure alternative e quanto tempo abbiamo?
Da decenni Onu e scienziati ci invitano a prepararci a un futuro senza fonti fossili passando alle energie rinnovabili, anche perché il prezzo del petrolio continuerà a crescere – e anche di molto – a causa delle maggiori difficoltà di estrazione del greggio: un conto è estrarre petrolio in Arabia Saudita, un altro farlo in un giacimento nel mezzo dell'oceano o dalle sabbie bituminose. Occorre quindi passare alle energie rinnovabili e nel frattempo ridurre i consumi in alcuni settori.

Mercalli: "Stop al turismo compulsivo e alla cultura dell"usa e getta'"

Ad esempio quali?
Il settore agroalimentare, ad esempio, è una causa importante di emissioni di Co2. Dobbiamo ridurre lo spreco di cibo abbattendo anche il consumo di carne: questo non significa che dobbiamo diventare tutti vegetariani, ma che bisogna mangiarne molta meno e di migliore qualità. Gli allevamenti intensivi, infatti, sono responsabili della deforestazione e dell'emissione di enormi quantità di anidride carbonica nell'atmosfera; come se non bastasse si mangia il più delle volte carne di pessima qualità che può causare danni alla salute. È inoltre necessario intervenire sui mezzi di trasporto, limitare il turismo compulsivo e l'uso degli aerei, ridimensionare gli spostamenti futili e quando possibile ricorrere al telelavoro. Per finire dobbiamo affrancarci dal consumismo e dalla logica dell'usa e getta, che aumenta sia la produzione di materie prime che quella di rifiuti. Che ce ne facciamo di vestiti sempre nuovi? E che bisogno c'è di cambiare lo smartphone ogni anno?

Un allevamento intensivo di maiali
Un allevamento intensivo di maiali

"Dobbiamo cambiare modello economico. Crescita Pil danneggia il pianeta"

Ma consumare aumenta il Pil. Qualche settimana fa invece il premio Nobel Giorgio Parisi, intervenuto in Parlamento, ha dichiarato che l’aumento del Prodotto Interno Lordo è in contrasto con la lotta al cambiamento climatico. Lei è d’accordo?
Sono assolutamente d’accordo. Parisi ha fatto bene a ricordarlo, e d'altro canto anche questa è una cosa che si dice da 50 anni: era il 1972 quando venne pubblicato il primo rapporto del Mit sui limiti della crescita economica. Mi sarei aspettato che le parole del premio Nobel scatenassero un dibattito, invece non sono state raccolte da chi di dovere e il Presidente del Consiglio ieri è tornato a parlare del Pil come dell'unico parametro da considerare. Il contrasto tra crescita economica e sopravvivenza della specie umana sul pianeta c'è, eccome, ed è più urgente che mai lavorare a un nuovo modello economico anche perché quello attuale è profondamente sbagliato: si insegue la crescita economica ma le persone sono ancora profondamente tristi e il pianeta viene devastato. A chi giova, dunque?

Dal 31 ottobre al 12 novembre a Glasgow si svolgerà la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Che cosa si aspetta?
Mi aspetto ben poco, come sempre, e d'altro canto non sono l'unico pessimista. Il segretario generale dell'ONU ha già denunciato che gli Stati non stanno facendo abbastanza per limitare l'aumento delle temperature sulla terra e anche la regina Elisabetta si è detta molo irritata dalle chiacchiere dei politici, un po' come ha fatto qualche settimana fa Greta Thunberg. L'unica nota positiva è il ritorno nei negoziati degli Stati Uniti dopo i 4 anni disastrosi di Trump. Spero che Biden contribuisca a un cambio di rotta. Nel frattempo, però, è importante che ciascuno di noi faccia la sua parte.

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