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Clan alla ricerca spasmodica di affiliati rispettosi delle regole mafiose, 9 arresti a Palermo

Nel mirino degli inquirenti il clan del rione Noce a Palermo, la famiglia che si era rifondata dopo che il gruppo era stato smantellato in seguito a numerosi arresti.
A cura di Antonio Palma
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Tornato al vertice del clan mafioso dopo un lungo periodo di detenzione in carcere, il boss aveva rifondato la famiglia imponendo regole ferree per l’affiliazione tanto che il gruppo criminale era alla ricerca spasmodica di nuovi affiliati rispettosi delle regole di Cosa nostra. È uno dei retroscena emersi dall'operazione antimafia che alle prime luci dell’alba di oggi ha portato in carcere nove persone a Palermo, accusate di associazione mafiosa e altri reati.

Nel mirino degli inquirenti il clan del rione Noce a Palermo, la famiglia che era "nel cuore" di Totò Riina e che si era rifondata dopo che il gruppo era stato smantellato in seguito a numerosi arresti. In manette sono finite nove persone destinatarie di altrettante misure di custodia cautelare, otto in carcere e una ai domiciliari emesse dall'autorità giudiziaria. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.

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Il blitz odierno fa parte di una lunga e complessa indagine coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano e avviata nel 2020 dalla mobile di Palermo e dal servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine. A capo del mandamento Noce, secondo gli inquirenti, si era insediato il vecchio boss Giancarlo Carmelo Seidita pretendendo il ritorno a vecchie e regole ferrere per ripristinare il pieno controllo del territorio con estorsioni a tappeto e l’imposizione del pizzo a tutti gli esercizi commerciali.

"Il rispetto delle regole di cosa nostra per gli associati sarebbe il leitmotiv dell'intera indagine, spasmodica sarebbe risultata, inoltre, la ricerca di nuovi affiliati rispettosi delle regole di comportamento imposte ai membri di cosa nostra, compresa la regola secondo la quale non sarebbe consentita l'affiliazione di soggetti imparentati con appartenenti alle Forze dell'Ordine” spiegano gli inquirenti. Una regola che però per lo stesso capo famiglia non sarebbe stata applicata in passato in quanto aveva troncato ogni rapporto con la sua famiglia, genitori compresi.

Secondo quanto ricostruito, le nuove leve del clan avrebbero dovuto possedere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività criminali e nel territorio erano vietate tutte le attività criminali non approvate dalla famiglia mafiosa. Il gruppo puniva azioni non rispettose del codice d'onore di cosa nostra. Il controllo del territorio sarebbe stato esercitato in modo capillare e anche in caso di furto di un'auto o in un'abitazione la famiglia si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi.

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Il boss oltre a imporre nuove regole nel mandamento, documentate da riunioni registrate dalla polizia giudiziaria, pretendeva incontri senza cellulare e solo durante lunghe passeggiate in strada e in luoghi pubblica. Seidita inoltre si sarebbe circondato di uomini di fiducia mettendo ai margini quelli ritenuti nel mirino delle forze dell'ordine.

“Con l'operazione antimafia è stato disarticolato il mandamento mafioso della Noce, arrestando il presunto capo, nonché capo famiglia di Cruillas/Malaspina, Noce e Altarello. Capi e stretti collaboratori che avevano steso una rete intimidatoria sui quartieri, riscuotendo il pizzo da imprenditori di tutte le attività, anche le più piccole, gestendo le piazze di spaccio, indicando e autorizzando le stesse occupazioni abusive di immobili e, naturalmente, controllando lo spaccio in tutto il mandamento" ha dichiarato il questore di Palermo Leopoldo Laricchia

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