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Caso Ilva Taranto

Chiesta cassa integrazione per 4000 operai dell’ex Ilva: “Lavoratori non paghino incapacità altrui”

Acciaierie d’Italia, Spa che gestisce l’ex Ilva di Taranto, ha chiesto di aumentare a 4mila il numero degli operai da mandare in cassa integrazione: ad opporsi la Fiom-Cgil, che invita a non penalizzare i lavoratori.
A cura di Dario Famà
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Una storia che parte da lontano e che non sembra voler terminare. Dal 2013 l'ex Ilva di Taranto, impianto produttore d'acciaio ora sotto la gestione della società per azioni Acciaierie d'Italia, vive una profonda crisi. Sono tanti i problemi causati dallo stabilimento, tra cui l'eccessivo inquinamento e le gravi violazioni ambientali, che hanno provocato migliaia di malati per cause cardiovascolari e respiratorie in città e dintorni. Per questi motivi, l'industria, per il 68% di proprietà del colosso industriale franco-indiano ArcelorMittal e per il restante 32% dello Stato, fu posta sotto sequestro e venne commissariata dal governo.

Oggi, l'impianto si trova ancora in una situazione turbolenta, dal momento che Acciaierie d'Italia ha chiesto la cassa integrazione per oltre 4000 lavoratori, numero in aumento rispetto agli iniziali 3mila previsti a marzo dalla Spa. Questa decisione è stata presa dopo un incendio scoppiato il 7 maggio nell'altoforno 1, una sorta di pozzo verticale che sfrutta l'alta temperatura per trasformare il ferro in ghisa. L'incidente ha dimezzato la produzione dell'acciaieria, anche perché, dei quattro presenti nel complesso, l'unico funzionante è il numero 4.

A confermare la precaria situazione dell'impianto è il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che, nei giorni scorsi, ha rilasciato un'intervista alla trasmissione radiofonica 24 Mattino: "L'incidente può compromettere la ripresa degli stabilimenti e l'occupazione. Verosimilmente l'impianto è del tutto compromesso". La causa del problema risiede nella tempistica dell'intervento, avvenuto solo 3 giorni dopo per una mancata autorizzazione.

A peggiorare le cose una perdita di gas avvenuta questa mattina all'altoforno 2. La notizia, diffusa da fonti sindacali, ha causato l'evacuazione del personale presente nello stabilimento secondo quanto stabilito dalle norme di sicurezza.

Le recenti problematiche dell'impianto, importantissimo per la tenuta del settore in Italia, stanno complicando anche le trattative in corso per la sua vendita. A questo proposito, ieri i sindacati e i commissari straordinari dell'ex Ilva hanno avuto un colloquio.

Il coordinatore nazionale siderurgia Fiom-Cgil Loris Scarpa ha rifiutato l'opzione della cassa integrazione fino a quando non saranno chiarite le prospettive e i progetti messi in campo rilanciare l'acciaieria. Inoltre, Scarpa ha aggiunto: "Non può essere che i lavoratori ancora una volta paghino le conseguenze dell'incapacità di far partire la decarbonizzazione degli impianti".  A commentare la situazione anche il segretario generale della Uilm Alfredo Palombella, che ha chiesto al governo di nazionalizzare l'ex Ilva, interrompendo le trattative per la sua cessione .

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