Chi era Matilde Baldi: una gara di velocità le è costata la vita, la mamma: “Suoi organi salveranno 15 persone”

"È assurdo che la mia Matilde sia morta così, per una gara di velocità: fa ancora più rabbia. Lei era una persona pura e lo ha dimostrato anche nella morte, salvando dieci vite con la donazione dei suoi organi". A parlare è Francesco Tozaj, fidanzato di Matilde Baldi, ventenne di Montegrosso d’Asti, intervistato da Repubblica. Il 25enne rivive con dolore gli ultimi momenti accanto alla ragazza, trascorsi al suo fianco nel letto dell’ospedale di Alessandria. Ha pregato, le ha parlato, le ha tenuto la mano per ore, sperando che si risvegliasse. Ma Matilde non ce l’ha fatta, arrendesosi dopo cinque giorni di coma.
"Non voglio sapere chi è stato a ucciderla", dice Francesco. "Tanto nulla potrà ridarmela. Non mi interessa la vendetta, non saprei neanche come reagire se mi trovassi davanti l’uomo alla guida della Porsche". In questi giorni ha parlato spesso con la mamma della fidanzata, condividendo ricordi e dolori: "Pensavamo soltanto a Matilde e a tutto ciò che abbiamo vissuto con lei. Sono stato il primo ad arrivare in ospedale e le sono stato accanto fino alla fine. I medici mi hanno detto che almeno non ha sofferto".
L’incidente risale alla sera dell’11 dicembre: erano da poco passate le 20.30 quando la Fiat 500 su cui viaggiavano Matilde e la madre è stata travolta sull’A33 Asti-Cuneo da una Porsche 911 GT3 che procedeva a velocità molto elevata. Matilde era ignara di quanto stava accadendo: la corsa, che gli inquirenti sospettano possa essere stata una gara clandestina tra due Porsche, le è costata la vita. La madre, alla guida, ha riportato gravi traumi al volto ma non è in pericolo di vita. Alla scena hanno assistito soccorritori, polizia stradale e medico legale: l’impatto ha provocato un trauma cerebrale irreversibile a Matilde.

Gli indagati sono due imprenditori locali: F.V., 60 anni, già noto alle forze dell’ordine, alla guida della Porsche che ha colpito la Fiat, e un altro uomo di 47 anni, D.B., che avrebbe partecipato alla stessa corsa ma senza fermarsi. Il primo pare fosse al volante della vettura che ha tamponato la 500 di Martina e avrebbe soccorso la ragazza subito dopo lo schianto. L'altro, invece, alla guida dell'altra Porsche, non è rimasto coinvolto direttamente nell'incidente ma si è presentato nei giorni successivi agli inquirenti per rendere dichiarazioni spontanee.

Matilde, studentessa di Economia all’Università di Torino e barista al Caffè Vergnano del centro commerciale Il Borgo, era molto conosciuta e amata a Montegrosso d'Asti. La sua morte ha scosso profondamente tutta la comunità locale. Il sindaco Monica Masino ha proclamato il lutto cittadino: "Nessuno crede ancora a quanto accaduto. Sia lei che la famiglia sono conosciutissimi in paese". Anche la comunità sportiva e i colleghi del Caffè Vergnano hanno espresso vicinanza, ricordando Matilde come una ragazza solare e altruista.
La sua vita, pur così breve, lascia un segno: attraverso gli organi donati salveranno quindici persone, trasformando un dolore immenso in un gesto di speranza e generosità. "Quando mi hanno chiesto di donare i suoi organi, all’inizio ho detto no", racconta la madre, Elvia Pia. "Non volevo che facesse quella fine. Poi mio marito e mio figlio mi hanno fatto tornare in me. Adesso so, perché me l’hanno spiegato i medici, che Matilde salverà quindici persone. Era bella come il sole. Una figlia straordinaria".