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Giampaolo Amato, medico arrestato a Bologna

Chi è Giampaolo Amato e perché è accusato di aver ucciso la moglie: “Voleva stare con l’amante”

Giampaolo Amato è accusato di aver ammazzato la moglie somministrandole benzodiazepine e sevoflurano, un anestetico ad uso ospedaliero. Da sabato l’ex medico sociale della Virtus si trova in carcere con l’accusa di omicidio aggravato, peculato e detenzione illecita di farmaci psicotropi.
A cura di Susanna Picone
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Isabella Linsalata, 62 anni, medico specialista in ginecologia e ostetricia, è stata trovata senza vita nel suo appartamento di Bologna, in zona Murri, lo scorso 31 ottobre del 2021. Sembrava inizialmente una morte naturale, ma poi dopo quasi due anni di indagini è arrivata la svolta.

La dottoressa sarebbe stata uccisa con un mix di farmaci e l’omicida sarebbe suo marito Giampaolo Amato, medico di 64 anni molto noto a Bologna soprattutto per aver lavorato nella Virtus Pallacanestro.

Secondo la Procura, avrebbe ucciso la moglie somministrandole di nascosto benzodiazepine e un anestetico ospedaliero. Gli investigatori hanno eseguito l'ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere sabato scorso.

Chi è Giampaolo Amato e di cosa è accusato

Giampaolo Amato
Giampaolo Amato

Medico noto in città con un passato alla Virtus Basket, Giampaolo Amato è stato dipendente Ausl fino a sabato scorso, quando i carabinieri lo hanno arrestato dopo un anno e mezzo di indagini con l'accusa di aver ucciso la moglie con un cocktail di farmaci.

Amato, specializzato in oftalmologia e in medicina dello sport, con un dottorato in scienze neurologiche, medico sociale della Virtus Pallacanestro dal 2013 al 2020 e dipendente dell'Ausl di Bologna, si trova ora nel carcere della Dozza.

Deve rispondere di omicidio volontario aggravato, peculato, perché secondo le accuse si è impossessato di medicinali di cui aveva disponibilità in ospedale, e detenzione di medicinali con effetti psicotropi presenti nelle tabelle degli stupefacenti.

Il matrimonio in crisi e la relazione con un'altra donna

Durante le indagini è emerso che già alcuni anni prima la vittima potrebbe essere stata oggetto di altre somministrazioni di benzodiazepina a sua insaputa, che si suppongono riconducibili al marito. Prima della morte di Linsalata, il marito si era trasferito a vivere nel suo studio al piano inferiore dopo che il matrimonio si era incrinato a causa della sua relazione extraconiugale con un’altra donna.

Una relazione che andava avanti da almeno un anno e che aveva procurato non poche sofferenze a moglie e figli tanto che, stando a quanto ricostruisce oggi il Corriere della Sera, Isabella aveva dovuto fare una diffida all’altra donna che aveva preso a inviarle mail con le chat tra lei e il marito.

Il possibile movente del femminicidio

Poi però c’era stato un riavvicinamento tra i due medici e, ipotizza il gip, il movente dell’uxoricidio sarebbe da rintracciare proprio nella sua "incapacità di prendere una decisione definitiva", perché "intrappolato in un vicolo cieco". Secondo il giudice, Amato avrebbe agito "perché ossessionato dall’impossibilità di vivere liberamente la propria storia d’amore con la giovane amante, ostacolato com’era dal suo matrimonio con la non più giovane moglie".

Secondo gli inquirenti, Amato – che sarebbe stato l’ultimo a vedere la moglie viva – le avrebbe fatto inalare l’anestetico dopo averle somministrato benzodiazepine, conoscendo perfettamente l’esito che i farmaci avrebbe avuto. Ma quando i figli e la sorella di Isabella chiedono l’autopsia insospettiti perché anche la nonna è morta nel sonno solo venti giorni prima, gli esami tossicologici fanno partire le indagini.

Le tisane amare e la bottiglia di vino

Anche perché in passato era già accaduto qualcosa che aveva fatto insospettire amiche e parenti. Isabella aveva parlato di tisane un po' troppo amare preparate dal marito e, in particolare, una sera di maggio 2019 la sorella aveva trovato la donna come ubriaca, che non riusciva a lavarsi e vestirsi per la notte.

Insospettita, aveva portato via la bottiglia di vino che avevano bevuto a cena e che Amato aveva lavato prima di gettare nel pattume. Dopo l’apertura dell’inchiesta, la sorella ha consegnato quella bottiglia ai carabinieri e dalle analisi è risultata positiva alle benzodiazepine trovate anche nel sangue della vittima.

La morte della suocera di Giampaolo Amato

Amato, difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, si è sempre dichiarato innocente. Davanti al gip ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma per l’accusa ha maturato con freddezza il delitto e sarebbe anche indagato per la morte della suocera. Anche lei infatti sarebbe risultata positiva alle benzodiazepine e al sevoflurano. In questo caso però saranno necessari ulteriori accertamenti per capire se i farmaci non fossero stati assunti dietro prescrizione.

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