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Centinaia di militari con il contratto in scadenza dopo anni di servizio, scattano i ricorsi

Ci sono centinaia di riservisti dell’Esercito italiano con il contratto in scadenza, nonostante anni di servizio con il contratto a tempo determinato: fioccano i ricorsi al Tar per evitare il licenziamento.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Ci sono mille militari, in Italia, che stanno per perdere il posto di lavoro. Sono dipendenti dell'Esercito, ma a breve verranno licenziati. O meglio, non gli verrà rinnovato il contratto. Peccato che si tratti di dipendenti "storici", in un certo senso. Parliamo di riservisti che sono stati impiegati in missioni importanti, da quelle all'estero sotto l'egida delle Nazioni Unite alle Strade Sicure in Italia. Sempre con un contratto a tempo determinato. Ora, però, rischiano di trovarsi improvvisamente disoccupati dopo molti anni di servizio, visto che c'è persino chi si trova in questa situazione dall'inizio degli anni duemila. Perciò una decina di loro ha deciso di fare ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo che ora dovrà decidere se lo Stato è stato scorretto nei loro confronti.

Il problema nasce perché al 30 dicembre 2023, chi ha compiuto i 45 anni di età è virtualmente fuori. Questo significa che i contratti rinnovati di anno in anno, o di sei mesi in sei mesi, si sono interrotti immediatamente. E così succederà ad altri centinaia di riservisti dell'Esercito che si troveranno senza lavoro dall'oggi al domani. Perciò, nel ricorso presentato al Tar del Lazio, chiedono di "riconoscere in via principale per ciascuno dei ricorrenti lo status di pubblico impiego dipendente equiparato a quello dei graduati in servizio permanente effettivo e comunque a quello di pubblico dipendente militare appartenente all’ Esercito Italiano con conseguente diritto al riconoscimento all’assunzione presso l’Amministrazione Difesa quali lavoratori a tempo indeterminato ed immissione nei ruoli dei graduati di truppa in servizio permanente effettivo". Insomma, i militari chiedono il reintegro con stabilizzazione immediata.

Ma non solo: i riservisti chiedono anche che l'Amministrazione paghi la differenza retributiva accumulata in questi anni rispetto ai graduati in servizio permanente. L'accusa è la "violazione del divieto di reiterazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato". I ricorrenti, spiega il Messaggero, sono appartenenti alla riserva di completamento delle forze armate. Significa che hanno svolto la ferma prefissata in passato e possono essere richiamati dall'Amministrazione della Difesa. Il problema è che ci sono riservisti che sono stati richiamati fino a 11 volte, svolgendo di fatto la propria mansione nell'Esercito per oltre vent'anni. Fino a ora, almeno.

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