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Cena fascista nel luogo dell’eccidio, il sindaco di Ascoli si scusa: “Non avevo visto il menù”

Marco Fioravanti ha chiesto scusa per la partecipazione alla cena commemorativa della Marcia Su Roma ad Acquasanta Terme, luogo in cui fascisti e nazisti commisero un eccidio nel marzo del 1944: “Sono stato invitato a un’assemblea di Fratelli D’Italia, non ho visto i menù con le foto di Benito Mussolini”.
A cura di Davide Falcioni
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Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno finito al centro di una bufera politica per aver partecipato a una cena commemorativa della Marcia su Roma ad Acquasanta Terme, città in cui nazisti e fascisti l'undici marzo del 1944 trucidarono 42 persone, ha chiesto scusa: "Sento l’esigenza umana e istituzionale di chiarire la mia posizione riguardo alla questione della cena ad Acquasanta Terme del 28 ottobre”, ha scritto Fioravanti in una nota. “Sono stato invitato a un’assemblea di partito. Arrivato sul posto, ho parlato con i presenti delle questioni riguardanti il territorio: in particolare della ricostruzione post sisma, per la quale ho presentato la mia proposta di deroga della legge sulla concorrenza europea per far lavorare le imprese locali. Sono andato via dopo pochi minuti e, non avendo partecipato alla cena, non ho visto i menù con le foto. Altrimenti sarei andato via immediatamente” ha dichiarato il primo cittadino ascolano. Fioravanti ha spiegato che il centrodestra – anche a livello nazionale – è "distante da nostalgie antidemocratiche": "Come rappresentante delle istituzioni ho convintamente giurato sulla Costituzione. Come uomo mi sento per questioni culturali e generazionali lontano da tali idee” ha detto Fioravanti. "In nessun modo la mia Amministrazione avalla o avallerà iniziative di questo tipo. Ascoli è Medaglia d’oro al Valor Militare per Attività Partigiane, questi temi devono unire la politica nel rispetto e nella comprensione della storia. Comunque mi scuso e lascerò parlare il buon governo della mia città”.

I partecipanti alla cena commemorativa della Marcia su Roma
I partecipanti alla cena commemorativa della Marcia su Roma

Il segretario provinciale di FDI: "Colpa mia, il partito non sapeva del menù fascista"

Anche Luigi Capriotti, segretario provinciale di Fratelli D'Italia, si è scusato assumendosi tutte le responsabilità: "Ho personalmente organizzato un’assemblea di Fratelli d’Italia per parlare, insieme ad alcuni militanti del partito, dei principali problemi del nostro territorio, con un’attenzione particolare alla questione relativa alla ricostruzione post sisma. Per questo motivo, ho ritenuto utile invitare a tale assemblea anche le cariche istituzionali del nostro partito e altri amministratori locali”. Capriotti ha aggiunto: "Sui tavoli allestiti per la cena sono stati posizionati alcuni menù che sono poi stati al centro delle polemiche per i riferimenti a simboli fascisti e della marcia su Roma. Una commistione imperdonabile, della quale mi assumo le responsabilità perché ha messo in cattiva luce l’immagine del partito di Fratelli d’Italia, del Comune di Acquasanta Terme e di tutti gli amministratori e politici presenti. Tutti assolutamente estranei alla vicenda e presenti solo perché da me invitati a un’assemblea di partito. Per tutte queste ragioni, chiedendo nuovamente scusa per l’accaduto, mi assumo personalmente la totale responsabilità e ribadisco la completa estraneità alla vicenda del partito di Fratelli d’Italia”.

L'ANPI prepara una denuncia per apologia del fascismo

Il presidente della sezione provinciale di Ascoli Piceno dell'ANPI Pietro Perini ha dato mandato all'avvocato ascolano Mauro Gionni di denunciare i partecipanti alla cena commemorativa della Marcia su Roma, tra i quali il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti, il suo vice Silvestri, il parlamentare di Fratelli d'Italia Francesco Acquaroli e il segretario provinciale del partito Luigi Capriotti: "Stiamo valutando se contestare anche l’aggravante prevista dall’articolo 604 bis del codice penale", ha detto Gionni, spiegando che sabato o lunedì sarà depositata la querela. L'articolo citato dall'avvocato è stato inserito dal governo Gentiloni con il decreto legislativo numero 21 del 1 marzo 2018 e tra le altre cose la norma prevede “la pena della reclusione da due a sei anni se la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale”.

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