Castel d’Azzano, il momento dell’esplosione in un video: il boato che ha ucciso i tre carabinieri

Un filmato girato pochi istanti prima dell’esplosione Castel D’Azzano mostra il boato che ha ucciso i tre carabinieri Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello. Intanto restano gravi le condizioni di tre feriti: si tratta di due militari dell’Arma e di Maria Luisa Ramponi, la donna che avrebbe acceso l’innesco che ha provocato la deflagrazione.
A cura di Davide Falcioni
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Un boato e un bagliore a illuminare la notte: è quanto mostra un video girato con un cellulare intorno alle 3 di ieri, martedì 14 ottobre, appena pochi istanti prima che il casolare dei fratelli Dino, Maria Luisa e Franco Ramponi a Castel D'Azzano saltasse per aria, "minato" dai tre inquilini determinati fino alle estreme conseguenze a resistere a una perquisizione. La deflagrazione, avvenuta in via San Martino, ha causato la morte di tre carabinieri (Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello) e il ferimento di 34 persone tra militari, agenti di polizia e vigili del fuoco che erano accorsi sul luogo della tragedia.

L'esplosione dopo un paio di minuti dall'arrivo dei carabinieri

Stando a quanto accertato, a esplodere sono state alcune bombole di gas in precedenza preparate dai fratelli Ramponi; un ruolo decisivo l'avrebbe però avuto Maria Luisa, che avrebbe appiccato il fuoco. In particolare le indagini hanno dimostrato che dal momento in cui sono arrivate le forze dell'ordine alla casa colonica di Castel d'Azzano (Verona) sono passati pochi minuti, due-tre al massimo, prima che l'area fosse travolta dall'esplosione.

Il dettaglio emerge dalle indagini sulla tragedia. Il blitz, deciso dalla Procura scaligera, prevedeva una perquisizione per accertare se vi fossero esplosivi e bottiglie molotov. Un provvedimento che era stato preso dopo che erano andati a vuoto molti tentativi di sgombero dello stabile e con alcuni episodi in cui uno dei fratelli Ramponi si era cosparso di benzina, con l'intenzione di darsi fuoco, e anche minacciando di usare ordigni incendiari. Due molotov sono state trovate intatte dalla Polizia sul tetto della casa; molte altre, pensano gli inquirenti, erano sparse per la casa e sarebbero tutte esplose. Un numero che al momento non è possibile quantificare, come le bombole di gas, molte andate in frantumi e solo cinque trovate intatte, poi svuotate e accatastate sull'aia.

Una trentina tra carabinieri e polizia avevano circondato la casa, pronti a fare irruzione. Appena arrivati sull'uscio c'è stata l'esplosione che ha fatto crollare lo stabile e il pavimento del primo piano, dove si trovava la donna che presumibilmente ha innescato la miccia, le cui macerie hanno travolto tutti. Lo scoppio ha fatto partire intonaci, tegole e detriti in ogni direzione, come proiettili.

Quali sono le condizioni dei feriti nell'esplosione di Castel D'Azzano

Ma quali sono le condizioni dei feriti? Secondo quanto comunicato dall'Aoui di Verona in una nota, tre di loro restano in prognosi riservata nell’ospedale di Borgo Trento: si tratta di due militari dell’Arma e di Maria Luisa Ramponi, la donna che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe acceso l’innesco – “probabilmente una molotov” – che ha provocato la deflagrazione. La paziente, ricoverata in Terapia Intensiva Generale diretta dal professor Enrico Polati, è la più grave dei tre: rimane intubata e continua a ricevere supporto farmacologico e respiratorio.

Dei due carabinieri feriti, uno è ricoverato nella Terapia Intensiva Cardio Toraco Vascolare, sotto la direzione del professor Leonardo Gottino. L’altro si trova invece nel Centro Grandi Ustionati, dove è seguito dal chirurgo plastico dottor Enrico Vigato. Secondo quanto riferito dai sanitari, la notte ha portato un lieve miglioramento: “Si evidenzia una minore intensità di pericolo per il paziente ustionato”, spiegano i medici. Anche per il militare in terapia intensiva “si registra un progressivo miglioramento”, ma resta necessario il mantenimento della ventilazione assistita.

Venerdì i funerali dei tre carabinieri morti

Intanto, a Padova si prepara l’ultimo saluto ai tre carabinieri caduti nell’esplosione – il brigadiere capo qualifica scelta Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36, e il luogotenente Marco Piffari, 56. I funerali si terranno venerdì 17 ottobre nella Basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle.

L’incarico per l’autopsia, che verrà conferito nel pomeriggio dal procuratore Raffaele Tito, è previsto per domani. Successivamente, le salme dei militari saranno messe a disposizione per le esequie, con camera ardente allestita presso il comando della Legione Veneto dei Carabinieri.

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