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Marò in India

Caso Marò, il Ministero della Difesa rifiuta di trattare: nessun risarcimento a Massimiliano Latorre

Lo Stato italiano non risarcirà il marò Massimiliano Latorre. La richiesta avanzata dai legali del militare Silvia Galeone e Fabio Anselmo è stata infatti respinta dal Ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto.
A cura di Davide Falcioni
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Marò in India

Lo Stato italiano non risarcirà il marò Massimiliano Latorre. La richiesta avanzata dai legali del militare Silvia Galeone e Fabio Anselmo è stata infatti respinta dal Ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto, esponente di Fratelli d'Italia. Già nei mesi scorsi una decisione identica era stata presa dalla gestione Guerini, quando a Palazzo Chigi c'era Mario Draghi.

A darne notizia il Corriere, che ricorda come il fuciliere – insieme al suo compagno Salvatore Girone – abbia deciso nei mesi scorsi di chiedere un risarcimento milionario allo Stato per l'ingiusta detenzione subita a suo tempo e per le conseguenze sulla sua salute psicofisica.

In particolare Latorre contesta allo Stato italiano di averlo rispedito in India, dove avrebbe rischiato la pena di morte. Lì, a causa delle forti tensioni accumulate, il militare sarebbe stato anche colpito da un'ischemia. Inoltre tutti questi anni di processi sarebbero stati di ostacolo alla sua carriera e al metter su famiglia.

La vicenda è nota. Il fuciliere della Marina era stato accusato, insieme al collega Salvatore Girone, dell'omicidio di due pescatori indiani nel febbraio del 2012 al largo delle coste del Kerala. Dopo aver trascorso 106 giorni in un carcere indiano, i due marò ottennero un permesso di un mese per tornare in Italia. Il 31 agosto del 2014 Latorre, tornato in India con il benestare dell'Italia, venne colpito da un'ictus e ricoverato d’urgenza nel dipartimento di neurologia di un ospedale di New Delhi.

La vicenda dei due marò si è conclusa lo scorso gennaio con l’archiviazione delle accuse. Per il Gip di Roma i due fucilieri agirono per legittima difesa. "È chiarissimo come, più che legittimamente, Latorre e Girone si trovassero in una situazione tale da far pensare a un attacco di pirati alla Enrica Lexie" si legge nel documento del Gip "ragion per cui nessuna perplessità potrebbe giammai residuare sul fatto che i due militari abbiano agito in stato di legittima difesa, almeno putativa". E anche qualora, scrive ancora il Gip "residuasse nella loro condotta un qualche profilo colposo, ovviamente tutto da accertare, il relativo reato di omicidio colposo sarebbe definitivamente prescritto".

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