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Lavoratrici definite “mucche da mungere”, ora Max Mara congela la Cittadella della Moda: “Non vogliamo lezioni”

La vertenza delle dipendenti dello stabilimento di Max Mara della Manifattura San Maurizio ha assunto un peso importante per il destino della Cittadella della Moda di Reggio Emilia, voluta dalla famiglia Maramotti. L’incontro tra il sindaco e le lavoratrici che avevano parlato di umiliazioni e ritmi di lavoro massacranti avrebbero spinto Luigi Maramotti a mettere a rischio il progetto da 120 milioni di euro.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Un conflitto tra il sindaco di Reggio Emilia e il presidente della Max Mara Fashion Group nato sulla vertenza delle operaie della Manifattura San Maurizio. Ci sarebbe questo alla base del progetto (quasi) saltato della Cittadella della Moda, voluta dalla famiglia Maramotti, proprietaria di Max Mara. Protagonisti della vicenda sono il sindaco Marco Massari, il proprietario della più grande impresa della zona, il segretario della Cgil e le lavoratrici che nei primi giorni di giugno erano entrate in sciopero per protestare contro i ritmi di produzione durissimi e le umiliazioni sul luogo di lavoro (le dipendenti avevano riferito di essere state definite "mucche da mungere").

L'investimento sulla Cittadella della Moda è di oltre 120 milioni di euro con 900 posti di lavoro e 300 nuove assunzioni. Reggio Emilia avrebbe dovuto così diventare una delle "città della moda", almeno dal punto di vista manifatturiero. Il conflitto tra l'amministrazione cittadina e la famiglia Maramotti sarebbe nato proprio per le dipendenti della Manifattura San Maurizio, uno degli stabilimenti di Max Mara. 

In uno degli ultimi step del progetto, ossia quello di rigenerazione urbana, sarebbe entrata la vertenza delle operaie che hanno accusato i datori di lavoro di sottoporle a ritmi insostenibili, ferie imposte, permessi negati e bodyshaming.

La battaglia del piccolo stabilimento è diventata nota su scala nazionale, oltre che locale, e per le lavoratrici si sono mobilitate le associazioni femministe Spazio donna, Non una di meno, Nondasola e Donne in nero. Le dipendenti hanno potuto contare anche sulle interrogazioni parlamentari di M5S, Avs e Pd.

La vertenza ha avuto echi tanto ampi da diventare fondamentale per l'approvazione del progetto Cittadella della Moda. Sul piano formale, il Consiglio Comunale ha approvato il 23 giugno il progetto all'unanimità, ma il tentativo dei sindacati di legare vertenza e approvazione del piano non sarebbe piaciuto alla famiglia Maramotti. Il fatto che le lavoratrici della San Maurizio siano state ricevute dal sindaco, poi, avrebbe fatto il resto. Luigi Maramotti ha espresso in una nota "sconcerto per le dichiarazioni pubbliche di Massari rispetto a quanto accaduto alla San Maurizio", assicurando di essere "pronto a far saltare la Cittadella". "Non abbiamo bisogno di stimoli esterni per rispettare legalità e diritti dei lavoratori" ha spiegato su carta.

Le possibilità di ricucire lo strappo tra le parti sono però attualmente basse. "A essere ottimisti – spiega il sindaco – il 20, 25% delle possibilità".

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