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Carceri fuori controllo: suicidi, omicidi ed evasioni. Il sindacato: “Delmastro si dimetta”

Dal 2022 al 2025 319 suicidi in cella, omicidi tra detenuti, evasioni e sovraffollamento al 140%. Sindacati all’attacco: “È un fallimento dello Stato”.
A cura di Gabriel Bernard
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Dal 2022 al 2025 319 persone si sono tolte la vita in cella. Chi utilizzando le lenzuola per impiccarsi, chi i lacci delle scarpe, chi invece inalando gas dai fornelletti per cucinare. Numeri che raccontano storie di disperazione, di chi, dietro le sbarre, non ha intravisto nessun riscatto, nessun futuro, ma solo abbandono.

Il 2024 è stato l’anno di un record che non si dovrebbe mai raggiungere: 91 detenuti che si sono suicidati in carcere. Un dato che allarma chi lavora tra le mura degli istituti penitenziari come Aldo di Giacomo, segretario generale di Spp, sindacato polizia penitenziaria: “La situazione è gravissima, ma la politica fa finta di niente e nessuno risponde di questo fallimento”.

Chi lavora in carcere descrive una situazione fuori controllo: “Ci sono stati degli omicidi, capisce? Tre omicidi. Detenuti ammazzati da altri detenuti mentre erano affidati alla custodia dello Stato”. Di Giacomo attacca: “Per trovare un dato simile bisogna tornare indietro agli anni ottanta”.

E proprio una settimana fa è morto Francesco Valeriano, quarantacinquenne finito in coma per sei mesi dopo un pestaggio avvenuto nel carcere di Rebibbia, a Roma.

Allarme poi per quanto riguarda le evasioni: "Mai così tante". Undici tra il 2021 e il 2022, una sessantina tra il 2023 e il 2024. E qualche giorno fa, Kham Nasir, trentunenne pakistano, è scappato dal carcere di Trieste nonostante le “rigorosissime misure per impedirgli di evadere” imposte dal direttore della struttura. Dai primi accertamenti pare che si sia nascosto sotto un telone nel cortile durante l’ora d’aria, abbia atteso il momento giusto e scavalcato il muro di cinta.

I problemi delle carceri italiane sono tanti e intrecciati tra loro. E a patirne sono sempre i detenuti più fragili.

Si parte dal sovraffollamento che, secondo i dati del ministero della Giustizia, si aggira intorno al 140%, con picchi, in alcune realtà, che arrivano al 400%. E se per il Guardasigilli Carlo Nordio “è un meccanismo di controllo ed evita i suicidi in carcere”, i dati raccontano una realtà fragile: settantasette i detenuti che si sono tolti la vita in cella da inizio anno sino ad oggi. A Verona Montorio, nelle scorse settimane, un detenuto, accusato di maltrattamenti in famiglia a cui il Tribunale del Riesame aveva rigettato la richiesta di rilascio, si è impiccato con le lenzuola.

Poi l’aumento delle violenze sessuali e i detenuti di spicco che dai penitenziari continuano a gestire lo spaccio di droga e si fanno regia delle rivolte. E un aspetto finito sotto la lente della Direzione Antimafia sono proprio gli ordini e i traffici vengono controllati da dietro le sbarre. Come nel carcere di Poggioreale, dove la polizia penitenziaria ha trovato un chilo di sostanza stupefacente e diversi cellulari. “Ormai la comunicazione tra l’interno e l’esterno e la gestione avviene internamente, il numero dei telefoni sequestrati sta aumentando di anno in anno”, commenta Di Giacomo prima di snocciolare i numeri: 200 nel 2021, 3800 nel 2025.

Problemi che mettono alla prova i rapporti col ministero e il sindacato che arriva addirittura a chiedere le dimissioni del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. “Nelle carceri italiane – dicono – non c’è più dignità, sia quella di noi agenti che quella dei detenuti. È giusto che qualcuno risponda di questo fallimento”.

C’è poi la questione del personale, sempre sotto organico. E le sette mila assunzioni del ministero? “Non hanno funzionato – spiega Di Giacomo – Hanno forse compensato il turnover dei pensionamenti. Dopodiché di questi settemila, 780 giovani si sono dimessi durante il corso o nei primi tre mesi di lavoro. Il risultato è che se prima c’erano 37842 agenti, ora sono 36710”.

In solo un anno quattromila uomini sono stati feriti durante aggressioni o rivolte. “Ormai le carceri sono terra di nessuno, ma qualcuno deve rispondere e il sottosegretario deve dimettersi, ribadisce Di Giacomo. Così non si negherà più il problema e si potrà ridare dignità al nostro sistema penitenziario che è già considerato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, il peggiore d'Europa”.

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