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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Carabiniere ucciso, post choc di una prof di diritto: “Un colpo in testa al reo”

Dopo il caso della prof che ha insultato il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellata a Roma, il commento social di un’altra professoressa sulla drammatica vicenda accende nuove polemiche. La donna ha auspicato “un colpo in testa al reo come fanno in ogni altro Paese”. La donna poi ha spiegato: “Ho invocato solo l’articolo 53 del codice penale”
A cura di Antonio Palma
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Mentre oggi scatta la sospensione per la docente di storia dell’arte che in un post su facebook aveva insultato il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate a Roma mentre era in servizio la notte tra il 25 e il 26 luglio, il commento social di un'altra professoressa sulla drammatica vicenda accende nuove polemiche. Questa volta il social è twitter e l'oggetto del tweet non è direttamente il vicebrigadiere ma l'arrestato. Commentando un articolo che parlava della ormai famosa foto di uno dei due arrestati americani bendato e ammanettato in caserma, la donna infatti si è sfogata criticando che ha criticato il gesto e nel suo commento auspica addirittura "un colpo in testa al reo". Parole pesantissime non solo perché usate da un docente ma perché si tratta di una docente di diritto ed economia in un liceo di Giaveno, nel Torinese.

"È scioccante il fatto che sia stata scattata, pubblicata e che qualcuno si indigni pure dopo l’efferato crimine perpetrato contro il nostro carabiniere" ha scritto la 46enne Patrizia Starnone nel suo commento, aggiungendo: "Cari agenti della forze dell’ordine quando è necessario e non vi è altra scelta un colpo in testa al reo, come fanno in ogni altro Paese". Il commento è apparso  sotto un altrettanto discusso post nel quale l'account della Lega chiedeva che cosa i follower pensassero della foto dell'americano bendato durante l'interrogatorio in caserma. Le esternazioni neanche a dirlo hanno scatenato una valanga di critiche a la diretta interessata no ha fatto un passo indietro difendendo le sue parole.

Interpellata dal Corriere di Torino, ha affermato: "Le mie parole sono state strumentalizzate perché io non ho fatto altro che invocare l’articolo 53 del codice penale: ovvero, quello che fa riferimento all’uso legittimo delle armi. Quando è in pericolo la vita di un rappresentante delle forze dell’ordine, ma potrebbe anche trattarsi di quella di un cittadino, è giusto usare le armi". "Forse avrei dovuto usare un vocabolo meno colorito: un colpo al cuore, al petto. Ma il pensiero non cambia. Conosco la legge e il rispetto per gli altri" ha sottolineato la donna che tiene a distinguere  la sua vicenda da quella della collega.  "Quel che ha scritto la mia collega è gravissimo, e lo sarebbe stato anche se non facesse l’insegnante: ha mancato di rispetto alla vittima di un omicidio, alla sua famiglia e all’Arma dei carabinieri. Io, al contrario, ho espresso un mio pensiero, citando un articolo del codice penale, e senza offendere nessuno".

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