Camorra, “l’accento non è casalese”. E il superkiller si salva dall’ergastolo

Un accento non tipicamente casalese, ma più napoletano fa assolvere dall’accusa di omicidio Giuseppe Setola, il superkiller dell’ala stragista del gruppo Bidognetti. E' stata la perizia su una voce captata nella registrazione nella quale si informava, telefonicamente, del duplice omicidio Ruffano-Consiglio avvenuto nel 1999 nel quartiere Camaldoli, a Napoli, a scagionare "O’ cecato", soprannome affibbiato a Setola. La decisione della quinta sezione della Corte di Assise di Napoli, presieduta da Adriana Pangia, non ha ritenuto aderire alle richieste del pm antimafia che aveva chiesto la condanna all’ergastolo e tre anni di isolamento diurno. L'inflessione dialettale dell'intercettato non è quella degli abitanti originari di Casal di Principe. L'accusa contestava a Setola la partecipazione al delitto e le prove si basavano proprio su una voce che era stata captata da microfoni ambientali all’interno dell’auto dove stavano parlando Vincenzo Tammaro e Aniello Bidognetti. Ad un certo punto sopraggiunge una terza telefonata di uno sconosciuto, che chiedeva informazioni sull'esecuzione. Non era però quella di Setola.