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Cambiamento climatico, l’ultimatum di 14 mila scienziati: “Molto vicini al punto di non ritorno”

Quasi 14 mila scienziati hanno lanciato un accorato appello ai governi di tutto il mondo affinché mettano in cima alla loro agenda politica il tema del cambiamento climatico. Diversi indicatori hanno infatti già superato i limiti e se non si interverrà subito le conseguenze saranno irreversibili e drammatiche per la specie umana.
A cura di Davide Falcioni
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L'emergenza climatica deve diventare il primo tema dell'agenda politica dei governi di tutto il mondo, perché giorno dopo giorno si avvicina il "punto di non ritorno", quello in cui il surriscaldamento globale avrà conseguenze drammatiche sulla specie umana. È l'appello lanciato oggi sulla rivista accademica BioScience da un gruppo di quasi 14 mila scienziati, che hanno segnalato come – nonostante i ripetuti avvertimenti degli ultimi decenni – i governo non abbiano fatto abbastanza per fermare "l'eccessivo sfruttamento della terra", descritta come la principale causa della crisi climatica. La situazione è al contrario peggiorata: dal 2019, infatti, c'è stato "un aumento senza precedenti" dei disastri ambientali: inondazioni in Sud America e Sud-Est asiatico, ondate di calore e incendi record in Australia e negli Stati Uniti e cicloni devastanti in Africa e Asia meridionale.

Gli scienziati hanno analizzato 31 "segni vitali" per misurare lo stato di salute del pianeta terra: tra gli altri la deforestazione, le emissioni di gas serra, lo spessore e l'estensione dei ghiacciai. Il risultato è stato che in 18 casi sono stati raggiunti livelli massimi o minimi record. Un esempio? Nonostante la pandemia abbia ridotto significativamente la mobilità sociale e le attività industriali nel 2021 sono stati raggiunti livelli mai visti di Co2 nell'atmosfera. La massa di ghiaccio in Antartide e Groenlandia non è mai stata tanto bassa, i ghiacciai si stanno sciogliendo il 31% più velocemente di quanto facessero 15 anni fa e nel 2019 le temperature di mari e oceani hanno stabilito il nuovo picco storico. Come se non bastasse la deforestazione dell'Amazzonia non è mai stata tanto grave come nel 2020 mentre i capi di bestiame negli allevamenti intensivi sono ben 4 miliardi, "con una massa – spiegano gli scienziati – che supera quella di tutti gli esseri umani e mammiferi terrestri selvatici messi insieme".

Tim Lenton, direttore del Global Systems Institute dell'Università di Exeter e coautore dello studio, ha dichiarato che le recenti ondate di calore da record negli Stati Uniti occidentali e in Canada dimostrano che il clima ha già iniziato a "comportarsi in modo scioccante". "Dobbiamo rispondere con urgenza alla crisi climatica: de-carbonizzare l'economia globale e iniziare a ripristinare anziché distruggere la natura", ha affermato. Secondo gli scienziati "ci stiamo avvicinando o abbiamo già oltrepassato diversi punti di non ritorno": tra questi c'è lo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell'Antartico occidentale, che sarebbe ormai irreversibile su una scala temporale di secoli, indipendentemente da come o se la razza umana ridurrà le sue emissioni di Co2.

Gli scienziati hanno quindi ripetuto le richieste già fate in precedenza. È indispensabile, in tempi rapidi, "eliminare i combustibili fossili, ridurre gli inquinanti, ripristinare gli ecosistemi, passare a diete a base vegetale, abbandonare modelli di crescita indefiniti e stabilizzare la popolazione umana". I ricercatori hanno anche proposto di introdurre l'educazione ambientale nei programmi scolastici di base a livello globale al fine di aumentare la consapevolezza sul problema.

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