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Caffè a 50 centesimi se porti la tazzina, Lina: “Tutti devono poter andare al bar, è un luogo felice”

A Padova, Lina Oldrati fa pagare il caffè a 50 cent per chi porta la tazzina da casa. La titolare del “Bar da Giulia” racconta a Fanpage.it il gesto solidale per rendere il bar un luogo accessibile a tutti e conviviale anche durante il caro vita.
A cura di Andrea Scordino
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A sinistra la titolare Lina Oldrati mentre prepara il caffè con le tazzine dei clienti portate da casa
A sinistra la titolare Lina Oldrati mentre prepara il caffè con le tazzine dei clienti portate da casa

"Voglio avvicinare tutte le persone che non possono più permettersi neanche un caffè al bar. Per me, il bar è un luogo felice, dove le persone devono sentirsi libere di venire e socializzare".

Per Lina Oldrati, titolare del Bar da Giulia in via del Commissario 32 a Padova, l’idea del bar è chiara, per questo ha cercato di realizzarla facendo pagare il caffè solo 50 centesimi per chi si presenta con la tazzina da casa. La notizia ha fatto il giro del web e Lina ha raccontato a Fanpage.it come è nata questa idea.

"L’iniziativa è già partita, e da qualche settimana alcuni clienti arrivano davvero con la loro tazzina", racconta Lina. Ma il caffè a 50 centesimi è solo l’ultimo modo per rendere accessibile a chiunque il bar: "Tutto è cominciato con un vasetto che avevo messo vicino alla cassa, con su scritto: Se non ti servono, lasciali. Se ti servono, prendili. Era per chi voleva lasciare una mancia. Ho notato che dentro finivano tante monetine da 1, 2 o 5 centesimi. Poi hanno iniziato a comparire anche quelle da 10 e 20 centesimi. Così mi è venuta l’idea del caffè sospeso".

Il vasetto per le mance messo dalla titolare Lina vicino la cassa
Il vasetto per le mance messo dalla titolare Lina vicino la cassa

Una tradizione tipica dei bar napoletani, che sorprende trovare a Padova, in Veneto, ma che forse avviene per una ragione: "Mia madre è casertana, quindi ho anch’io un po’ di spirito napoletano" dice con orgoglio Lina. "Sono nata a Bergamo, ma nelle mie vene scorre il sangue del Sud. Anche prima del caffè sospeso – racconta – mi è capitato di offrire del caffè a chi non poteva permetterselo, poi ho deciso di adottare l’idea della tazzina".

La scelta della tazzina, come ha anche ricordato la titolare Lina, è stata adottata anche da altri bar. Come ad esempio è successo qualche tempo fa in un bar del Molise, dove l'iniziativa, accolta anche da qualche critica, è nata da una protesta contro il rincaro dei prezzi e per solidarietà verso i clienti.

Lina non è sempre stata una barista. Alle spalle ha una carriera da imprenditrice. A Bergamo, gestiva una catena di franchising. Poi la svolta: "Ho deciso di mollare tutto per migliorare la qualità della mia vita. Qui in Veneto si vive molto meglio che in Lombardia. A Bergamo era tutto frenetico, si lavorava e basta. Anche adesso lavoro 13 ore al giorno, ma almeno mi diverto come una matta" dice ridendo.

Dietro alla sua iniziativa solidale però, ci sono anche altri motivi: "Il caffè ormai lo pago 33 euro al chilo, contro i 17 euro di prima. Il decaffeinato è arrivato addirittura a costare 45 euro al chilo, e poi c’è l’IVA, ovviamente. Mi sembra logico che più salgono i prezzi meno persone potranno permettersi di bere un caffè al bar". L’ottimismo su questo fronte fa fatica a emergere. L’aumento dei prezzi secondo la titolare è destinato a salire: "Il mio caffè costa 1.40 euro – dice Lina -, non andiamo oltre questo prezzo. Anche se di questo passo entro il 2026 il prezzo sarà di 1.50 euro a tazzina, senza contare il servizio al tavolo, anche se qui a Padova non è necessario. Le persone sono così educate che mi sparecchiano anche i tavoli. Non servirebbe neanche la cameriera certe volte".

Infine, Lina spera davvero che il suo gesto possa diventare un esempio: "Mi auguro che l’iniziativa venga adottata anche da altri bar. Così non si creano competizioni, e magari anche la signora pensionata che oggi non può permettersi un caffè potrà tornare a gustarselo al bar".

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