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Botox e filler in casa senza autorizzazioni: maxi sequestro di fiale e apparecchiature a Pisa

Scoperto a Casciana Terme, in provincia di Pisa, un ambulatorio estetico abusivo allestito in casa da una 33enne senza titoli. La Guardia di Finanza ha sequestrato fiale, strumenti medici e attrezzature per interventi estetici a rischio. Indagini in corso sulla rete e i guadagni.
A cura di Davide Falcioni
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Un vero e proprio ambulatorio estetico clandestino è stato individuato e posto sotto sequestro dai militari della Guardia di Finanza di Pisa, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa. A finire nel mirino degli inquirenti una donna di 33 anni, di origine moldava, che operava come sedicente medico estetico senza alcuna abilitazione né autorizzazione, all’interno di locali allestiti nei pressi della propria abitazione, nel comune di Casciana Terme Lari.

L’indagine è nata da un’intensa attività di controllo e monitoraggio condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Pontedera, in seguito ai recenti episodi registrati a livello nazionale che hanno visto coinvolti operatori abusivi della medicina estetica, con esiti in alcuni casi tragici. Le Fiamme Gialle, insospettite da un continuo via vai di clienti – in prevalenza donne – nei pressi di una casa privata, hanno avviato un’attività di osservazione e pedinamento. Gli elementi raccolti hanno portato all’intervento che ha svelato l’esistenza di un ambulatorio privo di qualsivoglia requisito sanitario e autorizzativo.

All’interno del locale, descritto come privo dei minimi standard igienico-sanitari, i militari hanno rinvenuto un lettino ambulatoriale, strumenti medici, dispositivi per trattamenti di "estetica avanzata", siringhe, fiale di sostanze di dubbia provenienza – molte delle quali non conformi agli standard europei – e attrezzature per la somministrazione di tossina botulinica, filler, rinofiller, mesoterapia e perfino anestetici locali. Tra i prodotti sequestrati anche il controverso “Lemon Bottle”, farmaco impiegato per sciogliere il grasso corporeo, considerato a rischio per la salute.

Le prestazioni, pubblicizzate attraverso social media come Facebook, Instagram e TikTok, venivano offerte a prezzi notevolmente inferiori rispetto ai trattamenti eseguiti da professionisti qualificati: dai 200 ai 300 euro a seduta, rigorosamente pagati in contanti e senza rilascio di ricevute fiscali. Alla donna è stato contestato il reato di esercizio abusivo della professione medica.

L’inchiesta è ancora in corso e mira ora a ricostruire eventuali responsabilità di altri soggetti coinvolti, la provenienza delle sostanze sequestrate e il volume d’affari dell’attività illecita, al fine di quantificare l’evasione fiscale collegata.

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