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Bologna, indagati i genitori del bimbo di 5 mesi morto dopo la circoncisione: “Non fatelo a casa”

La mamma e il papà del bimbo di 5 mesi morto a Bologna in seguito ad una circoncisione praticata in casa risultano indagati, in attesa dei risultati dell’autopsia che aiuterà gli inquirenti a ricostruire l’esatta dinamica della tragedia. Il ministro della Salute, Giulia Grillo: “Esistono dei protocolli e medici che possono aiutare le famiglie a fare le cose come devono essere fatte. Non fatelo in casa, non rischiate”.
A cura di Ida Artiaco
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Sono indagati i genitori del bambino di 5 mesi di origine ghanese morto dopo aver subito un intervento di circoncisione nella sua casa di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Il bimbo era arrivato in arresto cardiaco al pronto soccorso della cittadina emiliana lo scorso venerdì pomeriggio, poi, dopo essere stato trasferito in condizioni disperate in elisoccorso al Sant'Orsola di Bologna, è deceduto il giorno successivo. Il papà, 40 anni, e la mamma, 30, del piccolo hanno anche altri figli, tutti più grandi del bambino scomparso, e saranno ascoltati nei prossimi giorni, in attesa dei risultati dell'autopsia sul corpo della vittima. Intanto, sulla vicenda indaga la Procura di Reggio Emilia che, dopo aver ricevuto la segnalazione da parte dei medici, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, con gli inquirenti che stanno cercando di ricostruire esattamente la dinamica di quanto successo.

Sul caso è intervenuta anche il ministro della Salute, Giulia Grillo, che su Facebook ha ricordato che "la circoncisione è un'operazione chirurgica e va fatta rispettando le norme igienico-sanitarie. La salute e la vita dei bambini vengono prima di tutto. Esistono dei protocolli e medici che possono aiutare le famiglie a fare le cose come devono essere fatte. Non fatelo in casa, non rischiate". Sotto choc anche il sindaco del piccolo paese emiliano, Alessio Mammi che, sempre sui social network, ha dichiarato che "tutta Scandiano si stringe, con un pensiero o una preghiera, al piccolo deceduto a seguito di un intervento chirurgico effettuato abusivamente tra le mura domestiche. Quanto fatto è semplicemente aberrante, come il tempo atteso prima di chiedere l’intervento dei medici. Sul territorio abbiamo strutture sanitarie e professionisti che possono accompagnare nel modo più sicuro le persone. Preoccupa il fatto che ancora oggi ci siano individui che portano avanti pratiche e rituali in condizioni che minacciano l'incolumità e la vita di persone. In particolar modo bambine e bambini. Auspico che venga fatta chiarezza al più presto su quanto accaduto per assicurare alla Giustizia,con pene severe, chi è stato responsabile della morte di una creatura innocente".

Non è la prima volta che si verifica un fatto del genere. Il precedente più noto è quello verificatosi a Monterotondo, in provincia di Roma, lo scorso dicembre, quando un bambino di 2 anni, di origine nigeriana, è morto e il fratello gemello è stato ricoverato in seguito alla circoncisione praticata in casa da un sedicente medico. Questa pratica viene generalmente effettuata per motivi religiosi, per gli ebrei e i musulmani è infatti un rito tradizionale per i maschi, ma anche per motivi medici. Tra i rischi, vi è il pericolo di morire dissanguati o di prendere infezioni se praticata in condizioni igieniche precarie. Per l'Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano "i bambini non devono morire per una circoncisione fatta in casa, come accaduto di recente in provincia di Reggio Emilia e a Monterotondo. Sarebbe preferibile non dover affrontare l’argomento solo in queste circostanze, ma guardare all’obiettivo. L’intervento va fatto in contesti sicuri e protetti e da personale qualificato. Bisogna poi abbassare i costi per accedere al servizio, talora elevati e diversi da Regione e Regione, perché questi interventi non sono inclusi tra i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie. Infine è necessario garantire alle famiglie un’adeguata informazione sui servizi esistenti".

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