Bologna, bimba nasce morta: “Termine superato da 11 giorni, perché niente cesareo?”

Dramma domenica sera all’ospedale Maggiore di Bologna. Una donna di trentacinque anni alla sua prima gravidanza ha partorito una bambina priva di vita. Una tragedia in seguito alla quale i familiari della partoriente hanno deciso di denunciare l’ospedale per accertare eventuali responsabilità o omissioni mediche e sanitarie. A riportare la notizia è Il Resto del Carlino. Secondo i familiari della donna va chiarito perché alla trentacinquenne non sia stato praticato il cesareo nonostante fosse a termine da undici giorni. La bimba sarebbe dovuta nascere lo scorso 13 giugno. “Non ce l’ha fatta e adesso vogliamo sapere perché. Perché a una ragazza che ha passato il termine da 11 giorni, quando la situazione appare grave, con una bambina che pesa quasi 4 chili in grembo, non sia stato fatto subito un cesareo”, ha detto la nonna al quotidiano.
La replica dell'Ausl: "Bimba nata morta" – In una nota l’Ausl ha spiegato che la madre era stata ricoverata in ostetricia per prodromi di travaglio la mattina di domenica con parametri vitali del feto e della donna regolari: “Alle 19 circa fu accolta in sala travaglio, assistita dall'ostetrica che dalla lettura del tracciato cardiotocografico rilevava la necessità di un controllo ecografico dell'attività cardiaca fetale. Alle 19.30 l'ecografia evidenziava il mancato riscontro del battito cardiaco del feto”. La trentacinquenne – secondo quanto spiegato ancora dall'Ausl – sarebbe stata immediatamente informata dal medico della sala travaglio "e alle 23.30 ha partorito spontaneamente una neonata priva di vita". “Nel 2018 non è accettabile che una bimba muoia durante il parto, in un ospedale, a Bologna – così ancora la nonna della neonata al Resto del Carlino – vogliamo sapere cos'è successo, nessuno ci restituirà Alma (che sarebbe stato il nome della bimba, ndr), ma questa tragedia non può passare sotto silenzio”. L'Azienda ha segnalato l'evento al Ministero della Salute e alla Regione Emilia-Romagna ed è a disposizione dell'autorità giudiziaria rispetto agli accertamenti che vorrà disporre a seguito della denuncia della famiglia.