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Bimbo segregato per punizione in stanzino buio, senza letto e bagno, condannati zia e genitori

Sentenza di condanna definitiva per i genitori e la zia del piccolo liberato dai carabinieri nell’estate del 2019 dalla casa di famiglia ad Arzachena, in provincia di Sassari.
A cura di Antonio Palma
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Otto anni di carcere per aver segregato per lunghi periodi un bambino di soli 11 anni, rinchiudendolo per punizione in un stanzino al buio, senza letto e bagno. È questa la sentenza di condanna definitiva per i genitori e la zia del piccolo liberato dai carabinieri nell’estate del 2019 dalla casa di famiglia ad Arzachena, in provincia di Sassari. La suprema corte in sostanza ha confermato l’impianto accusatorio emerso dal secondo grado di giudizio e convalidato la pena a otto anni emessa nel marzo dello scorso anno al termine del processo d’Appello davanti alla Corte d'appello di Sassari, che a sua volta aveva deciso di non modificare la sentenza emessa l’anno precedente dal gup di Tempio Pausania.

La Cassazione ha rigettato i ricorsi dei tre imputati considerando valide le sentenze emesse dai precedenti gradi di giudizio che nona avevano concesso ai parenti-aguzzini del piccolo nemmeno le attenuanti. I genitori del minore e la zia sono stati ritenuti responsabili di sequestro di persona e di maltrattamenti e sevizie psicologiche nei confronti del bambino 11enne all’epoca dei fatti. Per loro pene inferiori a quelle previste grazie al rito abbreviato scelto in primo grado. I tre da ieri sera sono in carcere.

La vicenda era mersa in tutta la sua tragicità il 29 giugno del 2019 quando il piccolo aveva deciso di chiedere aiuto ai carabinieri componendo il numero 112. "Scusate se vi disturbo, io sto cercando di chiamare mia zia. Ho bisogno di parlare con lei ma adesso sono chiuso in camera e questo cellulare non ha la scheda, dunque non posso chiamarla” aveva riferito il piccolo facendo subito scattare l’allarme. L’intervento dei militari sul posto portò alla luce la drammatica vicenda. Il piccolo era rinchiusa in uno sgabuzzino buio, senza un letto e con solo un secchio a disposizione per i propri bisogni. Ascoltato con l’aiuto di psicologi, il piccolo ha raccontato di continui abusi psicologici, percosse e minacce. Il bambino veniva umiliato e picchiato con un tubo di gomma ma anche costretto ad ascoltare degli audio con voci spaventose e "demoniache" e infine tenuto rinchiuso nella prigione improvvisata.

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