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Famiglia che vive nel bosco

Bimbi nel bosco, quando potrebbero tornare a vivere con i genitori dopo il trasferimento nella nuova casa

I genitori dei tre bimbi cresciuti nei boschi di Chieti hanno accettato l’abitazione nella natura offerta gratuitamente da un ristoratore di Ortona originario di Palmoli. Staranno in quella casa per due mesi durante la ristrutturazione del loro immobile. Gli avvocati hanno chiesto un rapido ricongiugimento con i figli.
Intervista a Carlo Rimini
Avvocato e professore ordinario di diritto privato all’Università degli Studi di Milano
A cura di Gabriella Mazzeo
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Non è affatto scontato il ritorno a casa dei tre bambini cresciuti nei boschi di Chieti e ora ospiti di una casa famiglia, non in tempi necessariamente brevi. I tre fratellini, infatti, sono stati allontanati dai genitori dopo che i servizi sociali avevano preso il loro caso in carico in seguito a un ingresso in ospedale per un'intossicazione da funghi. Dopo quel ricovero del 2024, le autorità avevano attenzionato i tre bimbi che con i genitori vivevano in una casa in pietra nei boschi di Chieti.

I due coniugi hanno accettato l'abitazione, situata poco lontano da quella nella quale vivevano con i bambini, offerta gratuitamente da un ristoratore di Ortona e originario di Palmoli. Nella casa sarebbero presenti due stanze da letto (sprovviste di riscaldamento ma dotate di camino), un bagno a secco, uno spazio per gli animali, un pozzo per prelevare l'acqua e la possibilità di utilizzare anche l'acqua corrente. Il tutto sarà solo per pochi mesi, però: tempo di ristrutturare l'abitazione in pietra per permettere ai bimbi di viverci.

Alla base dell'ordinanza che ha visto il trasferimento dei tre fratellini (accompagnati dalla madre) in casa famiglia, vi era la necessità secondo il giudice di far vivere i minori in un contesto "salubre". La casa nella quale vivevano, infatti, non era dotata di bagno e disponeva di una sola camera da letto. Senza utenze allacciate e lontani dalla tecnologia, i tre bambini studiavano a casa in un regime di unschoolingmetodo radicale dell'homeschooling che prevede l'istruzione a casa.

Questo nodo  è stato "sciolto" quasi immediatamente, quando l'allora avvocato dei due coniugi, il legale Giovanni Angelucci, aveva sottolineato l'esistenza di documenti che attestavano tutte le regolari autorizzazioni per il regime di homeschooling dei tre bambini. Il secondo, legato alla necessità dei minori di socializzare, sarebbe invece "opinabile" secondo Carlo Rimini, avvocato e professore ordinario di diritto privato all'Università degli Studi di Milano. "È il punto più debole dell'ordinanza che ha portato al ricollocamento dei bimbi in casa famiglia – ha sottolineato in un'intervista a Fanpage.it -. Ogni genitore fa le sue scelte, alla fine, l'importante è che non vi siano gravi comportamenti pregiudizievoli per la crescita di un minore. Una casa inadatta, per esempio, può essere considerata una mancanza grave per un bambino".

La coppia dei boschi di Chieti ha accettato l'abitazione offerta gratuitamente da un ristoratore di Ortona. Anche questa casa è sprovvista di utenze ma ha un bagno a secco e una stanza in più. È possibile secondo lei che il giudice disponga un ritorno a casa dei bimbi? 

Il provvedimento precedente era provvisorio, quindi può essere modificato in qualunque momento dal giudice. Diciamo che uno degli aspetti critici che era stato segnalato, era proprio il tema dell'abitazione della quale vivevano con questioni legate all'insalubrità.

Se i genitori hanno a disposizione una diversa sistemazione che non presenta i medesimi problemi, il giudice potrebbe anche modificare il provvedimento. Bisognerebbe però pensare a una disponibilità per un tempo lungo, anche perché i bambini non sono pacchi postali, non possono essere spostati e ricollocati.

La nuova abitazione in questione però non sarebbe molto diversa dalla precedente. Parliamo comunque di una casa senza utenze, con un bagno a secco e sprovvista di riscaldamento. 

Sicuramente il giudice deve accertare che vi siano i presupposti per disporre il ritorno in famiglia dei bimbi. Le criticità della casa erano alla fine il punto più forte dell'ordinanza, se si lavora per rispondere ai punti indicati dal giudice, non ci sono particolari ostacoli al ritorno dei bimbi a casa. Chiaramente devono essere valutati una serie di punti e il giudice può decidere che il loro rientro avvenga, per esempio, solo dopo la ristrutturazione dell'immobile.

Secondo lei è possibile fare un'ipotesi sui tempi? I bimbi potrebbero tornare presto?

I tempi possono essere molto rapidi se il giudice ritiene che non vi siano più i problemi che erano all'origine dell'allontanamento, possono anche essere più lunghi se ritiene che serva maggiore stabilità e che quindi i minori non possano trasferirsi tre volte. Vorrei però sottolineare che possiamo formulare solo delle ipotesi, non conoscendo i fatti nel dettaglio.

Secondo lei, al netto delle informazioni pubbliche, il ritorno in famiglia dei bimbi non è da mettere in discussione?

Può anche succedere che il giudice decida di spostare i bambini solo in presenza di una soluzione radicalmente diversa dalla precedente, perché i bambini non sono pacchi. Il trasferimento in casa famiglia era nel loro interesse, ma è comunque traumatizzante per dei minori. È chiaro che collocarli in un contesto simile a quello dal quale sono stati allontanati, tra l'altro per poco tempo, è un ulteriore trauma. I giudici vorranno probabilmente una soluzione stabile e salubre.

Risolta la non idoneità dell'immobile, i bimbi potrebbero vivere con i genitori senza problemi quindi?

Le criticità sulla casa erano quelle più forti nell'ordinanza, quindi direi di sì. Da giurista mi viene da pensare che la salubrità dell'ambiente nel quale i tre fratellini devono crescere è il punto fondamentale. Non è così poco frequente tra l'altro, che i bambini vengano collocati altrove a causa dell'insalubrità dell'ambiente in cui sono. Sull'istruzione, l'assistenza medica e la socialità, in assenza di gravi mancanze chiaramente, i genitori fanno le loro scelte.

La questione dell'educazione e della socialità quindi non hanno lo stesso peso?

Non in questo caso. Diciamo che se i genitori garantiscono il rispetto dei programmi di studio per l'istruzione a casa e hanno le autorizzazioni necessarie, non ci sono problemi per gli studi tra le mura domestiche. La socialità, invece, è un tema sul quale i genitori possono alla fine decidere, non è pregiudizievole per la crescita in famiglia.

Cosa mi dice dell'assistenza medica? I bimbi dal 2021 non hanno più avuto un pediatra.

In questo caso bisogna pensare che i bimbi non avevano il pediatra, ma è anche vero che non si erano mai ammalati. Quando sono stati male, come nel caso dell'intossicazione da funghi, sono stati portati prontamente in ospedale, una cosa che magari in altri casi non avviene. Diciamo che anche questo aspetto rientra nelle valutazioni.

I giudici devono lavorare senza fretta e senza interferenze esterne, questo sì. I giuristi non sono chiamati a giudicare cosa sia meglio per un bambino, ma a intervenire in caso di palesi violazioni, come in questo caso.

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