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Bibbiano, il racconto di Stefania: “Mia figlia portata via con l’inganno”

Stefania e Marco, due giovani genitori di Reggio Emilia, da tre mesi non hanno notizie delle figlia, portata via dagli assistenti sociali che si erano spacciati per operatori dell’ENPA, l’Ente Nazionale di Protezione Animali. “Non so dove l’hanno portata, se è in una comunità o affidata a un’altra famiglia. Non abbiamo notizie. Il dolore è immenso”.
A cura di Redazione
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E' il 3 aprile 2019 quando Stefania e Marco, due giovani genitori di Reggio Emilia, sentono bussare alla porta di casa. Delle persone si presentano come ispettori dell'Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali, e dicono di essere intervenuti a seguito di una segnalazione per la presenza di cani che abbaiano. A seguito di un furto, tuttavia, la famiglia ha installato le telecamere all’esterno della casa e Marco nota che stanno arrivando altre persone, che tolgono la corrente elettrica seguite da alcuni poliziotti. Chiedono di poter vedere i libretti dei cani, ma qualcuno sale rapidamente sulle scale, entra nella stanza della figlia, la prende tra le braccia e la porta via.

La storia di Marco e Stefania – non dissimile da altre su Bibbiano è stata raccontata da Panorama in un pezzo a firma di Terry Marocco. Da quel  drammatico 3 aprile sono trascorsi oltre cento giorni e della bambina i due non hanno ancora notizie: “Aveva gli occhi sbarrati, gridava mamma. Ho corso per riprenderla con tutte le mie forze. Loro l’hanno sbattuta dentro una macchina e sono partiti. Sono rimasta lì a gridare e a piangere”. Da quando gli assistenti dei Servizi sociali del Polo Est di Reggio Emilia hanno portato via la bimba, Stefania e Marco non hanno più avuto sue notizie. "Non so dove l’hanno portata, se è in una comunità o affidata a un’altra famiglia. Non abbiamo notizie. Il dolore è immenso“.

Stefania è rimasta incinta nel 2016, pochi anni dopo aver conosciuto Marco ed essere uscita dalla tossicodipendenza.  Durante la gravidanza non riesce a dormire, così va al Pronto soccorso per chiedere aiuto. I medici allertano sia il reparto di psichiatria che gli assistenti sociali, che a loro volta si attivano per monitorare la situazione. “Appena partorito mi fanno i test tossicologici, sia io che la bambina risultiamo negative. Non basta ancora. Mi trattengono e mi obbligano a ricevere a casa le educatrici per tre mesi”.

La donna viene invitata ad andare in comunità con la piccola, ma si rifiuta categoricamente. L’ avvocato Francesco Miraglia, che con il collega Giulio Amandola sta seguendo la vicenda, sostiene: “È un sistema che vige in tutta Italia, lo denunciai anni fa. C’è un mercato sulla pelle dei bambini. Nel 2010 le cifre erano sconvolgenti: un giro d’affari annuo di un miliardo e 700 milioni. Oggi è ancora aumentato”. La sottrazione della bambina è stata motivata con un documento prodotto dal Tribunale dei minori di Bologna basato, secondo Stefania e Marco, su una serie di falsità: “La tossicodipendenza della signora, superata da anni, i litigi della coppia, cose che accadono in ogni convivenza. E l’assurdità più grande: dire che vivono in uno scantinato”.

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