Bibbiano, dall’inchiesta Angeli e Demoni alla sentenza che smonta tutto: non c’erano ladri di bambini

A Bibbiano non c’erano ladri di bambini e nessun sistema per sottrarre minori alle famiglie di origine da parte dei servizi sociali per affidarli a famiglie di amici. Lo ha stabilito ieri il tribunale collegiale di Reggio Emilia assolvendo pienamente 11 dei 14 imputati nel processo e condannando i restanti tre a pene lievi per reati secondari. Una sentenza che smonta in sostanza il castello accusatorio della Procura emiliana che per anni è stato spesso usato per criticare i servizi sociali ma anche come arma politica.
L'inchiesta “Angeli e Demoni” e gli arresti
Era il 27 giugno del 2019 quando il caso Bibbiano e il presunto affido illecito di bimbi sottratti alle famiglie deflagrò impressionando tutta l'Italia con accuse pesantissime a tutta la rete dei servizi sociali della Val D'Enza e a una onlus di Torino che portarono a diverse misure cautelari, di cui 6 agli arresti domiciliari. Tra i 27 indagati tantissimi professionisti tra cui medici, assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti ma anche politici come il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti.
Le accuse dei pm: "Bimbi strappati alle famiglie per soldi"
Secondo l’indagine della Procura di Reggio Emilia, partita nel 2018 e denominata “Angeli e Demoni”, vi era una vero e proprio business sull’affidamento di minori nella rete dei servizi sociali della Val D’Enza. Per i pm, i piccoli venivano allontanati dalle famiglie con false relazioni per l’affido retribuito ad amici e conoscenti e per essere sottoposti a un programma psicoterapeutico pagato con soldi pubblici. La Procura, che fino all'ultimo ha chiesto pesanti condanne, parlò addirittura di scosse elettriche e falsi documenti per allontanare bimbi dai genitori.
Tra i reati contestati, a vario titolo, vi erano frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso. Secondo l'accusa, infatti, ai piccoli veniva fatto una sorta di lavaggio del cervello. Per i pm , durante le sedute di psicoterapia venivano usati anche impulsi elettrici e messe in scena vere e proprie rappresentazioni per alterare i loro ricordi e raffigurare i genitori come persone malvagie.
Gli accusati le polemiche politiche
Tra i principali accusati Francesco Monopoli e Federica Anghinolfi, rispettivamente assistente sociale e dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val D’Enza, ritenuti a capo dell'intera rete, e Claudio Foti, direttore scientifico della onlus torinese Hansel e Gretel, specializzata in abusi su minori e affidatario dei servizi di psicoterapia per l’Unione Val d’Enza.
A fine luglio il Tribunale dei minori di Bologna aveva deciso il ricongiungimento con le famiglie di alcuni dei minori coinvolti rimandandoli a casa e la vicenda era diventata poi oggetto di scontro politico per il coinvolgimento di alcuni amministratori del Pd.
La scarcerazione e l'assoluzione dei primi indagati
Una prima battuta d'arresto per i pm fu la scarcerazione di Foti nel luglio dello stesso anno a cui seguirono anche la liberazione degli altri arrestati. Lo psicoterapeuta è l'unico che poi scelse il processo con rito abbreviato. Nel 2021 fu condannato in primo grado per abuso d’ufficio e lesioni dolose gravi, ma poi è stato assolto in appello nel 2023 e poi in via definitiva dalla Cassazione “per non avere commesso il fatto” e “perché il fatto non sussiste”.
La sentenza di primo grado: 11 assolti su 14
Il 9 luglio 2025 è arrivata la sentenza di primo grado per gli altri 14 imputati che avevano scelto il rito ordinario e che di fatto ha smontato le accuse che si basavano su due ipotesi di reato: La prima riguardava le modalità di assegnazione da parte del comune dell’incarico alla comunità Hansel e Gretel, e la seconda le sedute di psicoterapia dei minori e i metodi utilizzati per verificare i presunti abusi.
I giudici hanno condannato solo tre persone con pena sospesa: due anni a Federica Anghinolfi ma per falso in bilancio, un anno e otto mesi all'assistente sociale Francesco Monopoli e cinque mesi a Flaviana Murru, neuropsichiatra. Per il resto, assolti gli altri 11 imputati con alcuni proscioglimenti per prescrizione.