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Batterio New Delhi, in Toscana 30 morti in 10 mesi. Come e perchè si diffonde nella regione

In Toscana almeno 30 persone sarebbero morte per il superbatterio resistente New Delhi. È quanto reso noto dall’Agenzia regionale di sanità (Ars), che ha considerato i dati degli ultimi 10 mesi, dal novembre 2018 al luglio 2019. I portatori scoperti negli ospedali regionali, infatti, sono stati 708 mentre in 75 hanno sviluppato l’infezione legata al microrganismo. I decessi sono stati il 40% del totale: ecco la mappa degli ospedali.
A cura di Ida Artiaco
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Continua in Toscana l'emergenza legata al superbatterio resistente New Delhi: secondo gli ultimi dati resi noti dall'Agenzia regionale di sanità (Ars) dal novembre 2018 al luglio 2019 sono circa 30 le persone morte che nel sangue avevano gli enterobatteri Ndm (acronimo per New Delhi metallo beta-lactamase). I portatori scoperti negli ospedali regionali, infatti, sono stati 708 mentre in 75 hanno sviluppato l'infezione legata al microrganismo. I decessi sono stati il 40%, cioè in linea con i dati internazionali di mortalità di questo batterio e paragonabili alla letalità causata da altri batteri resistenti agli antibiotici, dicono dall'Agenzia senza specificare il numero preciso. Dovrebbero dunque, a rigor di logica, essere appunto una trentina. Il numero è comunque in crescita rispetto all'analisi che gli esperti della Regione avevano reso nota solo alcune settimane fa e che parlava di 17 morti.

Cos'è il batterio New Delhi e perché si è diffuso in Toscana

Le persone colpite avevano tutte vari problemi di salute e in larga parte erano anziane. Non è tuttavia una novità per i batteri di questo tipo, che di solito provocano gravi danni a pazienti con patologie pregresse. "Ndm – aggiungono gli esperti – rappresenta un nuovo meccanismo di antibiotico-resistenza, sviluppato da batteri normalmente presenti nella flora intestinale umana che possono diventare virulenti in seguito all’esposizione prolungata a determinati antibiotici. La capacità di resistere agli antibiotici rende pertanto pericolosi questi batteri, soprattutto in pazienti fragili, già colpiti da gravi patologie o immunodepressi". È questo il motivo per il quale non è detto che tutti i 30 deceduti abbiano perso la vita proprio a causa dell'infezione da New Delhi, che comunque avevano sviluppato. Tuttavia, negli ospedali e nelle strutture delle Asl della Toscana sono già sono in atto disposizioni straordinarie per la ricerca attiva delle infezioni correlate all’assistenza  tramite soprattutto screening attivo.

Chi viene colpito dal superbatterio New Delhi

Il superbatterio resistente New Delhi è stato isolato per la prima volta nel 2008 in un paziente svedese appena rientrato da una vacanza a Nuova Delhi, in India. È una variante della klebsiella, un microrganismo che può provocare infezioni soprattutto in ambiente ospedaliero, è farmaco-resistente e colpisce in genere paziente che sono già immunodepressi, come quelli che sono in chemioterapia, anziani con molte malattie, grandi ustionati, chi ha subito un intervento chirurgico invasivo, chi è a lungo ricoverato in una terapia intensiva. Può provocare sepsi. Il perché si sia diffuso soprattutto in Toscana è da ricercarsi in due questioni, come sottolinea la Regione in un decreto dirigenziale reso noto lo scorso luglio per rispondere alla diffusione dell’Ndm: si tratta dell'elevato uso di antibiotici, che provoca la resistenza dei batteri, e "l’incompleta applicazione di misure efficaci a interrompere la trasmissione di microrganismi patogeni", ovvero l’incapacità degli ospedali di fermare il contagio che si diffonde al loro interno. Gli esperti sottolineano anche che una persona sana può essere contagiata, ma non sviluppa la malattia perché questi sono germi che non fanno male a tutti.

L'elenco degli ospedali della Toscana infettati dal batterio

L'Azienda sanitaria regionale ha anche reso nota la mappa degli ospedali città per città nella regione Toscana in cui sono stati registrati casi di malattia conclamata, per un totale di 15 nosocomi e 2 centri di riabilitazione. Si tratta dell'ospedale di Careggi a Firenze (1 caso), del Cisanello di Pisa (31 casi), delle Scotte di Siena (1 caso), dell'Ospedale Pediatrico Apuano a Massa (1 caso), del San Jacopo di Pistoia (1 caso), dell’ospedale Santi Cosma e Damiano di Pescia (1 caso), dell'ospedale di Cecina (3 casi), dell'ospedale di Piombino (1 caso), dell'ospedale di Pontedera (3 casi), del San Luca di Lucca (2 casi), dell'ospedale della Versilia (8 casi), degli ospedali riuniti di Livorno (9 casi), del San Francesco di Barga (1 caso), del Santa Maria Maddalena di Volterra (1 caso), del Noa di Massa (4 casi), del centro di riabilitazione di Terranuova Bracciolini (1 caso) e del centro di riabilitazione cardiologica di Volterra (6 casi).

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