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Covid 19

Bassetti su aumento casi Covid: “Non è finita, ma ridicolo che si parli ancora solo di questo virus”

L’intervista di Fanpage.it a Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, su aumento dei casi Covid in Italia: “Ci sono dei momenti in cui i contagi salgono e poi scendono, e così sarà per decenni. Ma è solo uno dei molteplici problemi sanitari che abbiamo in questo momento. Devo dire che mi preoccupa di più il caso di dengue autoctono che c’è stato a Lodi”.
Intervista a Dott. Matteo Bassetti
direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.
A cura di Ida Artiaco
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"Ci sono dei momenti in cui i contagi Covid salgono e poi scendono, e così sarà per decenni. Ma è inutile continuare a mettere il virus al centro dell'agenda sanitaria come se fosse l'unico problema che abbiamo. La mia sensazione è quella di un Paese che fatica a voltare pagina".

Così Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha commentato a Fanpage.it la situazione Covid in Italia, dove si è verificato, stando agli ultimi bollettini ufficiali del Ministero della Salute, un aumento del 10% dei contagi negli ultimi 28 giorni, per un totale di di 1,4 milioni di nuovi casi, a cui si accompagna la circolazione della nuova variante Eris.

Dottor Bassetti, quale è la situazione attuale, anche sulla base della sua esperienza personale? Possiamo stare tranquilli?

"Io credo che siamo arrivati ad un punto in cui non si vuole uscire da una visione Covid-centrica. Perché di tanti problemi infettivologici che abbiamo avuto durante l'estate, il Covid sinceramente è l'ultimo. Credo che ormai la stampa faccia fatica a digerire il fatto che il Covid sia solo uno dei tanti problemi, eppure continuiamo a metterlo al centro dell'agenda come se fosse l'unico. Ci sono dei momenti in cui i contagi salgono e scendono, ormai è un dato di fatto da due anni, anche se ciò non significa un. corrispondente aumento della pressione ospedaliera. Se si vuole continuare a terrorizzare la gente perché si passa dall'1,2 all'1,6% di posti letto occupati allora ci sarà sempre un problema".

Quali sono questi altri problemi di cui parla?

"Io mi stupisco perché si continua a parlare di Covid e non si parli dell'emofilo, dello pneumococco, della legionella. Eppure io questa estate ho avuto la corsia dell'ospedale piena di pazienti con queste infezioni. Oggi il Covid riguarda unicamente ultra-ottantenni e soggetti fragili, che possono arrivare in ospedale con forme gravi per le quali c'è bisogno di cure specifiche. Tutti gli altri hanno forme blande, con sintomi che durano pochi giorni. Ma succede con qualsiasi tipo di infezione.

La mia sensazione è quella di un paese che fa fatica a voltare pagina, anche perché c'è qualcuno a cui non è andata giù la decisione del governo di eliminare l'isolamento dei positivi, cosa per altro giusta. Io ho trovato che da quel momento sia iniziata questa campagna pro-Covid. Si tratta di uscire dalla logica di avere leggi speciali per combattere un nemico speciale, come lo è stato negli ultimi tre anni. Ora dobbiamo avere leggi normali per un nemico normale, perché il Coronavirus non è né più né meno come tanti altri microrganismi che causano infezioni delle vie respiratorie.

Non dico che non bisogna parlarne, ma si deve parlare come uno dei molteplici problemi sanitari che abbiamo in questo momento. Devo dire che mi preoccupa di più il caso di dengue autoctono che c'è stato a Lodi, che non l'aumento dei casi Covid".

È tutto finito, quindi?

"No, noi continueremo ad avere a che fare con casi di Covid per decenni, come è successo ad esempio anche con la Spagnola. Nel momento in cui è finita l'emergenza più di cento anni fa non si è messo l'interruttore su off, abbiamo avuto contagi per tanti anni e lo stesso vale per il Covid. Avremo persone che moriranno per il Covid ma non avrà più le caratteristiche che ha avuto per i primi due anni, e cioè una infezione nuova, che trovava davanti a sé sistemi immunitari impreparati, senza anticorpi e senza vaccinazioni.

Oggi è un mondo diverso, il virus trova sulla strada una popolazione mondiale che ormai è piena di anticorpi, fatti sia in maniera artificiale che naturale. E anche l'impatto clinico è diverso. Nessun altro paese oltre all'Italia ha il Covid al centro dell'agenda sanitaria".

Per l'autunno è stata annunciata una nuova campagna vaccinale. È d'accordo sul rendere gratis le dosi solo per le categorie a rischio?

"Io sono convinto che il Covid sia quello che rappresenta l'influenza stagionalmente. La differenza è che il Covid colpisce tutto l'anno, la seconda colpisce 3 o 4 mesi all'anno. Penso che si debbano vaccinare gli anziani e i fragili con un richiamo annuale, proprio come succede con l'influenza, e quindi, siccome è fortemente raccomandato per queste categorie, è giusto che lo stato provveda gratuitamente. Per tutti gli altri il vaccino per l'influenza non è gratis, e così deve avvenire per il Covid. Anche perché la gratuità e l'aver comprato milioni di vaccini nel 2022 è stato un errore. Quando l'allora ministro Speranza lanciò la quarta dose nel 2022 per tutti, l'ha fatta solo l'8% della platea di riferimento e il resto li abbiamo gettati via o li abbiamo regalati".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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