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Bari, inquinavano indagini sui clan per soldi: arrestati due carabinieri

Secondo l’accusa, i due militari dell’Arma fornivano a un clan della zona informazioni relative a indagini in corso ma anche dettagli sui turni di servizio dei colleghi e sui controlli e addirittura registrazioni e verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia. Devono rispondere dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziarie rivelazione del segreto d’ufficio.
A cura di Antonio Palma
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In cambio di soldi avrebbero inquinato pesantemente alcune indagini sui clan della malavita organizzata locale, sia rivelando particolari ai diretti interessati sia pilotando gli accertamenti investigativi. Queste sono le pesantissime accuse nei confronti di due carabinieri arrestati nelle scorse ore per ordine della Dda di Bari. Secondo i magistrati antimafia, i due militari per lungo tempo avrebbero accettato denaro dai membri del clan Di Cosola per pilotare, ritardare o rivelare particolari di indagini a carico dei malviventi. Secondo l’inchiesta, addirittura in alcune occasioni avrebbero fornito agli indagati per mafia una copia dei verbali di interrogatorio dei collaboratori di giustizia.

I due carabinieri arrestati, entrambi in servizio presso la stazione di Giovinazzo, devono ora rispondere dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziarie rivelazione del segreto d'ufficio. Nell’ambito della stessa inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo pugliese sono finiti in manette anche un commerciante e un pregiudicato affiliato al clan, accusati di associazione mafiosa che sarebbero stati il tramite tra l’organizzazione criminale e i due carabinieri.

Come spiega la richiesta di arresto firmata dal pm Federico Perrone Capano i due carabinieri, entrambi appuntati, in più occasioni, avrebbero "ricevuto denaro e altre utilità per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, al fine di agevolare taluni appartenenti all'articolazione locale del clan Di Cosola". Nel dettaglio, secondo la Dda, il pregiudicato, per il tramite del commerciante, avrebbe indotto i due carabinieri a rivelare informazioni relative a indagini in corso ma anche a fornire dettagli sui turni di servizio dei colleghi della stazione e sugli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli nei confronti degli affiliati sottoposti a misure coercitive. Tre invece gli episodi in cui sarebbero stati consegnati documenti informatici e cartacei contenenti registrazioni e verbali di dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia.

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