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Banchi con le rotelle gettati via, preside condannata a risarcire 38mila euro allo Stato

I fatti contestati risalgono a due anni fa quando la dirigente di un liceo veneziano finì al centro della bufera per una foto che ritraeva i banchi con rotelle della sua scuola rottamati pochissimi mesi dopo essere stati comprati e senza mai essere stati usati.
A cura di Antonio Palma
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La foto con decine di banchi a rotelle di epoca covid nuovi ma gettati via dalla scuola e caricati su una imbarcazione in Laguna a Venezia  avevano fatto il giro d'Italia scatenando una valanga di polemiche, ma anche di provvedimenti e inchieste. Ora proprio da una di quelle inchieste è arrivato il primo provvedimento contro la preside dell'epoca, condannata dalla corte dei conti a pagare 38mila euro di risarcimento allo Stato.

I fatti contestati risalgono a due anni fa quando la dirigente di un liceo veneziano finì al centro della bufera per una foto che ritraeva i banchi con rotelle della sua scuola rottamati pochissimi mesi dopo essere stati comprati e senza mai essere stati usati. Tra le polemiche divampate tra favorevoli e contrari ai banchi, pensati durante il covid per il distanziamento sociale degli alunni dopo la riapertura delle scuole seguita al lockdown, la dirigente scolastica venne accusata di essersene disfatta senza motivo.

Tra accuse e repliche, era intervenuta così anche la Corte dei Conti di Venezia con un’istruttoria che ora è arrivata a conclusione. Per i giudici la responsabile dello spreco di risorse sarebbe dunque la dirigente che nel frattempo è stata trasferita dall’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, giustificando il provvedimento come “mutamento d’incarico per casi eccezionali”. La preside era stata già punita con una sanzione pecuniaria dal provveditorato regionale, che aveva avviato una indagine parallela.

La dirigente scolastica si ha sempre sostenuto la sua non responsabilità. All'epoca dei fatti, a fine 2021, disse di non aver mai chiesto quei banchi, a suo dire arrivati per caso, che erano inoltre inservibili e non idonei e che quindi erano stati accatastati in biblioteca rendendola inservibile. La donna aveva spiegato di aver scelto di rottamarli dopo che la Regione Veneto li aveva bocciati dichiarandoli non ergonomici e con un provvedimento d'urgenza aveva avanzato ragioni di sicurezza, prevenzione e tutela dell'incolumità di studenti e docenti. Affermazioni smentite dalla struttura commissariale per l’emergenza Covid, all’epoca dei fatti diretta dal Commissario Domenico Arcuri, che in una nota aveva spiegato che la preside aveva  firmato il “certificato di regolare fornitura e verbale di collaudo”.

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