Azoto al neonato a Palermo, la madre dopo la sentenza: “La vita di mio figlio di nuovo distrutta”

“Hanno distrutto ancora una volta la vita di mio figlio”: in lacrime la mamma di Andrea, il bambino invalido in seguito a un incidente avvenuto alla nascita in ospedale a Palermo, ha commentato la sentenza d’appello arrivata ieri per i tre imputati. Una sentenza che ha ribaltato la condanna di primo grado: un giorno prima della prescrizione, infatti, sono arrivate due assoluzioni e una condanna. È una sentenza difficile da accettare per i familiari di quel bambino al quale, per errore, dopo la nascita al posto dell’ossigeno fu somministrato azoto per 68 minuti e oggi, dopo quasi 9 anni, non parla né cammina e ha bisogno di assistenza continua. La mamma di Andrea ha parlato di una sentenza che “non è giustizia”, perché nessuno farà neppure un giorno di carcere per quanto accaduto a suo figlio. “Nessuno finirà agli arresti per quello sbaglio”, ha ripetuto Cecilia Fecarotta ai giornalisti sottolineando però che faranno ricorso in Cassazione per sperare di dare giustizia al bambino.
L'errore in ospedale e la sentenza d'appello – In primo grado il direttore del dipartimento materno-infantile del Policlinico, Enrico De Grazia, il tecnico del Policlinico Aldo La Rosa, e l'imprenditore Francesco Inguì, titolare della Sicilcryo srl di Marineo, erano stati condannati per lesioni colpose gravissime. La seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo ha ribaltato ieri la sentenza, assolvendo De Grazia e Inguì. La corte ha inoltre ridotto la pena per La Rosa che ha avuto un anno e mezzo. Come ricostruito nel corso del processo, i medici deciso di somministrare ossigeno al piccolo Andrea il giorno della nascita, il 28 ottobre 2010, perché mostrava segni di sofferenza. Ma nel tubo dell'impianto, appena rifatto dalla Sicilcryo srl e mai collaudato, c'era protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato respirò per 68 minuti. A causa di quel grave errore il bambino ha riportato danni irreversibili.