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Palermo, neonato inalò azoto al posto dell’ossigeno. Sentenza ribaltata in appello, 2 assolti

Due assoluzione e una condanna. È stata quasi del tutto ribaltata la sentenza con cui erano stati condannati i tre ritenuti responsabili dell’incidente che a Palermo provocò la somministrazione di azoto, invece che di ossigeno, a un neonato. Il piccolo Andrea riportò danni cerebrali irreversibili e ora non cammina né parla.
A cura di Susanna Picone
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Sentenza ribaltata in appello nel processo per l'incidente che a Palermo provocò la somministrazione di azoto, invece che di ossigeno, a un neonato che riportò danni cerebrali irreversibili. Due dei tre imputati sono stati assolti. In primo grado, il direttore del dipartimento materno-infantile del Policlinico, Enrico De Grazia, il tecnico del Policlinico Aldo La Rosa, e l'imprenditore Francesco Inguì, titolare della Sicilcryo srl di Marineo, erano stati condannati per lesioni colpose gravissime. La seconda sezione della Corte d'Appello di Palermo ha ribaltato la sentenza, assolvendo Enrico De Grazia (che aveva avuto un anno e mezzo) e Francesco Inguì (condannato in primo grado a tre anni). La corte ha poi ridotto la pena per Aldo La Rosa che ha avuto un anno e mezzo: in primo grado era stato condannato a tre anni. Ma la pena sarà comunque sospesa. Confermata invece la provvisionale immediatamente esecutiva di un milione e 200.000 euro per la famiglia del bambino costituita parte civile. “Siamo sconvolti – ha commentato l'avvocato Nino Ganci – e ricorreremo in Cassazione per rendere giustizia ad Andrea. Attendo il deposito delle motivazioni".

Il grave errore al Policlinico di Palermo – Al piccolo Andrea, che al momento della nascita il 28 ottobre 2010 aveva mostrato segni di sofferenza, i medici decisero di somministrare l'ossigeno. Ma nel tubo dell'impianto, appena rifatto dalla Sicilcryo srl e mai collaudato, c'era protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato respirò per 68 minuti prima che medici e infermieri si accorgessero dell’errore. A causa di quel grave errore il bambino, che oggi ha otto anni, non parla, non cammina e ha bisogno di assistenza continua. Il processo è stato segnato da polemiche sui ritardi della giustizia. Sette i giudici cambiati in primo grado e che hanno portato a emettere la sentenza di secondo grado un giorno prima della dichiarazione di prescrizione.

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