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Processo Ciro Grillo

Attesa oggi la sentenza del processo Ciro Grillo, chiesti 9 anni per gli imputati: “La vittima vuole esserci”

È attesa oggi, mercoledì 3 settembre, la sentenza per il processo contro Ciro Grillo e tre suoi amici, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza, 19enne all’epoca dei fatti, e di una sua amica coetanea. La principale accusatrice potrebbe essere presente in aula: “Mi ha chiesto di venire qui, vorrebbe esserci”, ha detto la legale Giulia Bongiorno.
A cura di Eleonora Panseri
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Ciro Grillo
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È attesa oggi, mercoledì 3 settembre, la sentenza per il processo contro Ciro Grillo e tre suoi amici, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza italo-norvegese, 19enne all'epoca dei fatti, e di una sua amica coetanea.

Ieri in aula hanno preso la parola il procuratore Gregorio Capasso e l'avvocata Giulia Bongiorno, che difende la vittima, per le repliche alla difesa dei quattro imputati. Il pm ha chiesto la condanna per tutti e 4 gli imputati a 9 anni di reclusione.

Nessuno di loro era presente in aula, così come erano assenti le due presunte vittime. La principale accusatrice potrebbe invece esserci oggi. "Mi ha chiesto di venire qui per ascoltare la lettura della sentenza. Vorrebbe esserci", ha detto ieri la legale.

Lo stupro sarebbe avvenuto nella notte tra il 16 e 17 luglio del 2019 nella villa della famiglia Grillo in Costa Smeralda. "Parliamo di sei ragazzi che allora avevano 19 anni. Due ragazze che hanno subito quel che hanno subito, quattro ragazzi che vivono comunque una situazione drammatica", aveva detto il procuratore durante la requisitoria.

I quattro imputati si sono sempre detti innocenti, parlando di rapporti consenzienti e consensuali. "Siamo convinti – questa la posizione degli avvocati difensori – che nessuno dei ragazzi usò mezzi violenti o coartò la volontà di alcuno".

Per Giulia Bongiorno, invece, avvocata di parte civile che tutela la studentessa insieme al collega Dario Romano, nel processo è emersa "una concezione della donna il cui consenso vale zero".

"Le ragazze vengono sempre apostrofate come tr**e e cagne, la mia assistita è stata più volte appellata in questo modo. I ragazzi si scambiano più di un messaggio in una chat di gruppo e in questi messaggi emerge una concezione della donna come di un essere non senziente, da usare", ha detto ieri la legale.

"Questo processo resterà nella storia giudiziaria per le 1.675 domande poste alla mia assistita durante il suo esame. – ha aggiunto – La ragazza ha retto e ha risposto sempre in modo coerente".

Adesso la parola passa al Tribunale di Tempio Pausania, presieduto da Marco Contu. La decisione è attesa oggi, probabilmente in serata. 

Il procedimento, apertosi tre anni fa, è stato celebrato quasi interamente a porte chiuse. Anche la lettura della sentenza, nel caso la ragazza decida di assistervi, avverrà senza pubblico.

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