Attende 80 giorni l’apparecchio prescritto che gli avrebbe salvato la vita, la figlia: “Papà morto senza cure”

Ha aspettato per settimane una terapia indicata nero su bianco nelle carte cliniche, senza che nessuno intervenisse. È morto prima che quel presidio medico arrivasse a casa. La vicenda riguarda un uomo di 88 anni di Longobucco, piccolo centro della Sila cosentina, e chiama in causa la sanità territoriale calabrese, soprattutto nelle aree interne. A denunciare quanto accaduto è la figlia, che ha ricostruito la vicenda in una lettera e in dichiarazioni rilasciate al sito L’Eco dello Jonio.
Tutto inizia il 22 settembre 2025, quando l’anziano viene dimesso dall’ospedale di Rossano. Nella documentazione clinica, secondo quanto riferito dalla famiglia, le indicazioni sono esplicite. Nella lettera di dimissioni si legge che “la ferita chirurgica, anche con l’applicazione dell’apparecchio VAC-Therapy, sarà continuata a domicilio del paziente con il supporto del personale di assistenza domiciliare”. La VAC-Therapy è un sistema medicale che applica una pressione negativa controllata su ferite complesse, favorendo la guarigione e riducendo il rischio di complicanze.
La richiesta per l’attivazione dell’assistenza domiciliare integrata e per la fornitura dell’apparecchio viene inoltrata all’Azienda sanitaria tramite posta elettronica, come previsto dalle procedure. Da quel momento, però, secondo la ricostruzione della figlia, inizia un’attesa che si prolunga per oltre due mesi. I giorni passano senza che il presidio venga consegnato, nonostante i solleciti e il progressivo peggioramento delle condizioni cliniche dell’anziano.
Il 18 novembre, di fronte a una situazione definita critica, anche il medico di base e il personale dell’ADI inviano una nuova comunicazione all’ospedale spoke di Corigliano-Rossano, segnalando la necessità urgente di ulteriori interventi sanitari. Anche in questo caso, sempre secondo quanto denunciato dalla famiglia, non arriva alcuna risposta formale.
L’uomo muore l’8 dicembre 2025, dopo un’attesa durata quasi ottanta giorni dalla dimissione. La vicenda ha suscitato reazioni anche sul piano politico. Sulla morte dell’anziano è intervenuta la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale della Calabria, Elisa Scutellà, che ha espresso vicinanza alla famiglia e ha parlato di un caso emblematico delle difficoltà che si registrano nelle aree interne della regione.
"Quanto accaduto è un grave segnale dell’abbandono delle aree interne calabresi, dove la fragilità dei cittadini si scontra con ritardi e inefficienze del sistema sanitario", ha dichiarato Scutellà. La consigliera regionale ha sottolineato come la continuità assistenziale non possa restare un principio astratto, ma debba tradursi in interventi concreti, soprattutto nei confronti delle persone più vulnerabili.
Scutellà ha inoltre annunciato la presentazione di un’interrogazione urgente alla Regione Calabria "affinché vengano attivate tutte le iniziative necessarie per verificare e assicurare il rispetto delle prescrizioni sanitarie post-dimissione". E ha concluso affermando: "Non possiamo più accettare che i cittadini delle aree interne della Calabria restino soli nei momenti di maggiore fragilità. È urgente un impegno concreto della Regione per assicurare a tutti, indipendentemente dal luogo di residenza, il diritto a cure tempestive e adeguate".
La famiglia dell’anziano chiede ora chiarimenti sulle responsabilità e sulle ragioni dei ritardi, affinché quanto accaduto non venga archiviato come un episodio isolato, ma diventi oggetto di verifica e di risposte da parte delle istituzioni sanitarie competenti.