Attanasio, la moglie Zakia Seddiki: “Le Nazioni Unite dovevano pensare alla sicurezza”

Dopo i funerali di Stato per Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, la moglie dell'ambasciatore Zakia Seddiki ha chiesto rispetto per Luca, in attesa che ulteriori indagini facciano luce su quanto avvenuto durante l'agguato in Congo. La donna, di origini marocchine, è la fondatrice e presidente dell'organizzazione di volontari "Mamma Sofia" per i bambini e le donne in difficoltà.
Da lunedì scorso Zakia Seddiki sta attraversando giorni molto difficili che sembrano valere una vita intera. La morte di Attanasio, le incognite su quanto successo e poi il volo verso Roma per poi ripartire dopo i funerali verso la Lombardia, dove l'ambasciatore verrà sepolto. Luca, secondo quanto dichiarato dalla donna in un'intervista, era stato invitato dal Programma alimentare mondiale per una visita su un progetto del Pam per le scuole. "Luca ha chiesto chi avrebbe pensato alla sicurezza e hanno risposto che ci avrebbero pensato loro – ha dichiarato la donna -. Per noi era giusto fidarsi di un'organizzazione così grande, soprattutto in materia di sicurezza".
Nel viaggio, Luca Attanasio era scortato soltanto da Iacovacci. "Normalmente a Kinshasa Luca non ha mai fatto un passo fuori dalla residenza o dall'ambasciata senza scorta e controlli – ha continuato la Seddiki – . Si è fidato dell'organizzazione". Secondo quanto da lei dichiarato, non vi erano mezzi sufficienti per la sicurezza e la strada da percorrere era ritenuta sicura. In virtù di questi dati, tutti si sono fidati e hanno accettato l'invito. Chiarisce inoltre il passaggio riguardante il "tradimento" subito dal marito Attanasio. "Quando ho detto che è stato tradito da qualcuno a noi vicino, intendevo che chi ha organizzato sapeva che la sicurezza non era adeguata alla missione". Smentita quindi l'idea che possa esservi stata una spia.

Attanasio e Zakia si sono incontrati giovanissimi, grazie a un amico comune. Da quel primo incontro, i due hanno scoperto di avere in comune l'interesse per le attività umanitarie, per i viaggi e per le culture degli altri popoli. Quando avevano deciso di crearsi una famiglia, i due hanno deciso di viaggiare insieme. Prima della missione in Congo, i due si trovavano in Nigeria e poi il ministero ha deciso di spostarlo in Congo. "Ha sempre detto di sì – ha specificato la donna – e io l'ho seguito perché lo amo".
La Seddiki ha riservato un ricordo anche a Iacovacci, l'uomo della scorta di suo marito. "Era di famiglia, così come tutti quelli della scorta. Sempre disponibili 24 ore su 24. Vittorio era un ragazzo giovane, a una delle sue prime missioni, e cercava di dare tutto" ha detto. La donna ora tornerà in Congo per chiudere degli affari personali: non sa cosa succederà ora. Non sa se tornerà in Italia o dove andrà per provare a ricostruire una vita con le sue figlie. "L'Italia mi è nel cuore, è sempre stata la mia seconda casa. Questo è il paese di mio marito e ho tre bimbe che sono praticamente italiane. A questo paese sarò grata per sempre. Rispettiamolo e rispettiamolo per sempre