Arrestato Rocco Trimboli, uno dei latitanti più pericolosi della ‘ndrangheta

Un altro dei più pericolosi boss della ‘ndrangheta calabrese è stato arrestato nella notte dai carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, del Ros e dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria. Si tratta di Rocco Trimboli detto “Piseia”, capo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta, 45 anni e nella liste dei cento latitanti più pericolosi. Sul boss pendevano due ordini di carcerazione, il primo per traffico di droga e l’altro per associazione di tipo mafioso. Le forze dell’ordine gli davano la caccia da due anni, l’arresto nella notte è avvenuto in una casa di Casignana, nella Locride. Il boss Trimboli era “ospite” di una coppia di anziani che sono stati denunciati per favoreggiamento, braccato dalle forze dell’ordine non avrebbe opposto resistenza.
Rocco Trimboli era un trafficante di droga internazionale di altissimo spessore, era diventato capo del suo clan, secondo gli inquirenti, nei primi anni ’90. Nello specifico, tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, dopo la morte del fratello Antonio Giuseppe e del cognato Pasquale Marando (entrambi vittime di lupara bianca), Trimboli, latitante nell’ambito dell’indagine Riace, si mise a capo della cosca iniziando a curare attivamente gli “affari” della famiglia direttamente da Platì, nel reggino. Fu arrestato una prima volta per associazione a delinquere nel 2001 e scarcerato nel 2003 per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Era un punto di riferimento per le ‘ndrine piemontesi e lombarde – Più volte l’organizzazione attorno a lui gli ha consentito di sfuggire alla cattura delle forze dell’ordine: in due anni sono stati scoperti decine di bunker che il boss era solito utilizzare durante la sua latitanza. Trimboli era consideranto un referente di primo piano delle cosche trapiantate in Piemonte e Lombardia (il suo apporto all’organizzazione criminale al nord è documentato nell’operazione “Minotauro” che ha già portato a 150 provvedimenti restrittivi), la sua latitanza non gli escludeva la possibilità di presiedere ai summit tra i vari boss in quei territori. Il suo arresto è stato reso possibile grazie ad alcuni movimenti considerati sospetti di parenti e affiliati al clan che, negli ultimi giorni, hanno spinto le forze dell’ordine ad accelerare le indagini.