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Arcelor Mittal, tre esplosioni in Acciaieria 2 a Taranto: “Squarci alle tubazioni di recupero gas”

Paura nello stabilimento siderurgico Arcelor Mittal di Taranto, dove la scorsa notte si sono verificate tre esplosioni nell’impianto Idf a servizio del Convertitore 1 di Acciaieria 2. Lo riferiscono i sindacati, che precisano che non si sono registrati feriti e che l’incidente è avvenuto alla vigilia della fermata dell’Acciaieria 1, che determinerà la collocazione di 250 lavoratori in Cassa integrazione ordinaria.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine di repertorio.
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Tre esplosioni si sono verificate la notte scorsa nell'impianto Idf a servizio del Convertitore 1 di Acciaieria 2 nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto. Lo hanno reso noto i sindacati. Non si registrano feriti. Le deflagrazioni hanno provocato diversi squarci alle tubazioni della condotta di aspirazione del recupero gas. L'incidente è avvenuto alla vigilia della fermata dell'Acciaieria 1, che determinerà la collocazione di 250 lavoratori in Cassa integrazione ordinaria, e del conseguente aumento della produzione per l'Acciaieria 2, che necessita di manutenzione.

I coordinatori di fabbrica Fiom e Uilm, Francesco Brigati e Gennaro Oliva, precisano in una nota che "le deflagrazioni si sono verificate nei pressi del pulpito stiring, laddove c'è transito di personale per le normali attività di affinazione. L'Acciaieria 2, a conferma di quanto sostenuto da Fiom e Uilm nei giorni scorsi e verificato nel corso del sopralluogo effettuato ieri, non può sostenere l'aumento produttivo a 3 convertitori e gli ultimi episodi lo testimoniano". La previsione di fermata dell'Acciaieria 1 è di circa 2 mesi, fino al 31 marzo 2020. Fiom e Uilm chiedono pertanto ad ArcelorMittal di "tornare sui suoi passi e sospendere immediatamente la scelta unilaterale di fermare l'Acciaieria 1 in quanto i continui rinvii e ritardi su manutenzione ordinaria e straordinaria determinano, in caso di aumento produttivo, situazioni di pericolosità sia dal punto di vista della sicurezza che dell'ambiente". Solo pochi giorni fa la multinazionale franco-indiana ha riferito alle organizzazioni sindacali che i nuovi assetti produttivi sono dovuti a "uno scarso approvvigionamento di materie prime e all'attuale capacità produttiva legata alle commesse".

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